«Una mamma con tanto coraggio: può bussare alla nostra porta, è aperta»

LA STORIA DI NOEMI . Lasciata nella Culla per la vita. Il parroco di Loreto: atto d’amore. «Sento di scusarmi: c’è stato un bisogno, non è stato colto».

«Questa mamma ha fatto un gesto d’amore, perché la sua bambina crescesse in modo più sicuro. Se mai sentisse il bisogno di venire da noi, o se ci fossero altre madri nelle stesse condizioni, vorrei dire loro di venire qui, ci sono preti e centri d’ascolto e tutta una comunità pronti ad ascoltare, accogliere, aiutare».

Don Giovanni Lombarda, parroco di Loreto, parla a nome della comunità: nessun giudizio, nessuna condanna nei confronti della mamma che mercoledì 3 maggio ha affidato la sua bimba - poi chiamata dai soccorritori Noemi - alla Culla per la vita, a poca distanza dalla chiesa dove alla spicciolata domenica 7 maggio arrivavano i parrocchiani per la Messa delle 11. Anziani, giovani, tante famiglie con i bimbi nel passeggino che riempiono il cuore pensando che da qualche parte c’è una mamma rimasta sola, come lei stessa ha scritto nel biglietto che ha lasciato cinque minuti dopo aver posato la neonata nel giaciglio della Croce rossa.

«C’era un bisogno»

«C’è sempre una porta a cui bussare – continua don Giovanni – penso a lei che avrà bisogno di elaborare una grande sofferenza, e avrà tutto il timore di venire allo scoperto, paura del giudizio delle persone. Può venire qui e la ascolteremo nell’assoluto rispetto della sua privacy. Mi sento anche di chiedere scusa, a quella mamma e alle altre che dovessero essere nella sua stessa situazione, per non esserci accorti di questo loro bisogno, che in qualche modo deve essere stato palesato. Scusa se non siamo riusciti a capire». Parole di immenso amore per una mamma e una bimba che grazie a quel gesto potrà vivere una vita felice. «Era ben accudita, non è stata rifiutata ma nell’impossibilità di garantirle una vita, le ha dato la vita. L’ha affidata e non abbandonata, e con tutte le sue fatiche e fragilità ha voluto dare la vita alla sua bambina. Con assoluto rispetto per le scelte di ognuno, io lo riconosco come un gesto altissimo».

Tenerezza e speranza

La comunità di Loreto è tutta dalla sua parte: tra i parrocchiani si raccolgono solo parole di tenerezza e di speranza. «È stata coraggiosa, ha preferito separarsi dalla sua bimba per darle un futuro» commenta una volontaria della parrocchia. «Mi ha fatto tornare in mente quando 25 anni fa venne trovata la bambina di pochi mesi in una cabina telefonica di via Costituzione – aggiunge un’altra – tutto il quartiere, ora come allora, si stringe in un abbraccio alla mamma e alla piccola». Tutti si chiedono chi possa essere: «Era pieno giorno quando è andata alla Culla, vicino c’è la fermata dell’autobus, qualcuno l’avrà vista sicuramente – si chiede una signora – chissà cosa le è successo. Chissà come sta».

È la preoccupazione anche del parroco, sapere come sta: «Se come ha scritto nel biglietto ha affrontato la gravidanza da sola, anche al momento del parto nessuno le avrà dato assistenza medica, oltre a quella psicologica – si interroga don Giovanni –. La sofferenza deve essere stata devastante, penso che durante tutta la gravidanza abbia avuto il pensiero di cosa fare, di doverla affidare, come un tarlo che la consumava internamente. Il suo è stato un atto di coraggio che interroga tutta la comunità. Se vorrà venire qui, bussare alla nostra porta, siamo pronti ad accoglierla».

Preghiera per mamma e bimba

Proprio lunedì scorso, due giorni prima che la bimba venisse posata nella Culla, don Giovanni aveva celebrato la Messa alla sede della Croce rossa: «Ci ha colpito molto questa coincidenza, mercoledì 3 maggio, alla sera, al secondo rosario abbiamo pregato per quella mamma, per il dolore che deve aver provato. E abbiamo pregato per la bimba, che sia una bambina benedetta. E abbiamo pregato per la famiglia a cui verrà affidata, perché la accolga come un dono del cielo».

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