UniBg, dal Pnrr 31 milioni per la ricerca: «Così cresce la nostra fame di spazi»

Il punto. Dei sei progetti finanziati i due principali vedono l’ateneo orobico capofila. Bandi per 5,8 milioni destinati alle imprese del territorio. Il rettore: la ricerca ha bisogno di spazi per le attrezzature e i laboratori.

Sei progetti di ricerca per un budget complessivo di 31 milioni di euro. UniBg fa i conti con il Pnrr. In arrivo finanziamenti consistenti che saranno utilizzati per studi in ambiti diversi: dalla sanità al patrimonio culturale, dalla mobilità sostenibile al made in Italy. Quattro progetti saranno condotti in partnership con altri atenei. Due vedono invece l’Università di Bergamo ricoprire un ruolo di leadership e sono quelli più copiosamente finanziati.

Al progetto Anthem, incentrato sulla telemedicina, andranno 17,9 milioni di euro; 6,9 milioni saranno invece investiti nella ricerca sulla mobilità sostenibile innovativa, con UniBg chiamata a coordinare un team di tre atenei che si occuperanno del settore dei veicoli leggeri e della mobilità attiva. Due progetti di ricerca dalle ricadute immediate sul territorio. «Stiamo parlando di 25 milioni di euro complessivi, 5,8 dei quali saranno reinvestiti – spiega Giacomo Copani, dirigente dell’area Ricerca e Terza missione di UniBg – attraverso bandi a cascata rivolti alle imprese, con l’obiettivo di sviluppare specifiche progettualità». Le aziende interessate potranno partecipare ai bandi e quelle vincenti riceveranno finanziamenti per far parte dei progetti.

«Progetti fortemente legati alle caratteristiche del territorio. È il caso della mobilità integrata tra aree urbane e montane, o della telemedicina che diventa di fondamentale importanza per chi vive in montagna. O dei nuovi modelli organizzativi per le piccole e medie imprese. Temi come la salute, la mobilità e l’industria sostenibile si prestano ad essere interpretati in chiave identitaria, rispettosa del territorio», sottolinea Copani. Il Pnrr consentirà di sviluppare modelli unici avanzati, alcuni dei quali potranno essere sperimentati in territorio orobico. «Pensiamo alla città di Bergamo circondata dalle montagne, un’area urbana e rurale al tempo stesso. Un territorio fortemente caratterizzato da piccole e medie imprese ma anche da un patrimonio culturale e paesaggistico dalle grandi potenzialità, con il punto dolente delle infrastrutture».

Se la parte del leone la faranno i due dipartimenti di Ingegneria, i lavori di ricerca saranno interdisciplinari. Al progetto «Changes», nato per ripensare e rilanciare le politiche per la valorizzazione dei beni culturali, daranno il loro contributo, oltre ad Ingegneria gestionale, anche Lingue e Lettere, chiamate ad occuparsi di biblioteche digitali e archivi. «Des Park» punta – nell’ambito delle infrastrutture tecnologiche pensate per favorire una più stretta integrazione tra imprese e mondo della ricerca – alla costituzione di un laboratorio per lo studio e lo sviluppo di sistemi avanzati per lo stoccaggio di energia e la gestione di reti intelligenti dominate da fonti rinnovabili. Favorire una crescita resiliente, inclusiva e sostenibile è l’obiettivo di «Grins»: 12 atenei pubblici e 3 istituti privati impegnati nella creazione di una piattaforma dati per il trasferimento di conoscenza e l’analisi statistica di fenomeni connessi alle condizioni socio economiche nazionali. Mentre il Made in Italy sostenibile sarà il cuore del progetto dedicato alle fabbriche a impatto zero, a prodotti green e circolari, a sistemi di lavoro inclusivi e sostenibili.

Tra novembre e gennaio i primi progetti hanno preso il via. Tre anni di tempo per portarli a termine. I fondi arriveranno a tranche attraverso una rendicontazione periodica delle attività. «I progetti del Pnrr giustificano la nostra fame di spazi – spiega il rettore di UniBg Sergio Cavalieri –. La ricerca ha bisogno di spazi per le attrezzature e i laboratori. A Dalmine abbiamo dovuto affittare alcuni locali per collocare una stampante tridimensionale, una linea di montaggio e attrezzature per simulazioni virtuali. E non ci bastano, abbiamo nuove attrezzature che non sappiamo dove mettere». Di qui la recente decisione di valutare anche l’utilizzo di una parte della ex Reggiani, a Bergamo. «Non è solo Ingegneria ad avere bisogno di spazi per la ricerca, anche Economia e il polo umanistico hanno questa necessità – continua il rettore –. E gli spazi nuovi devono essere reperiti in prossimità dei poli universitari, non possiamo correre il rischio di trasformare UniBg da campus diffuso a campus disperso». Previsto, intanto, l’arrivo di nuove risorse umane: 120 persone tra docenti (50) e nuovi ricercatori, dottorandi e assegnisti (70). «Otto dei nostri ricercatori – rivela il rettore – sono stati inseriti nella World’s Top 2% Scientist, la classifica mondiale degli scienziati con il livello più elevato di produttività scientifica elaborata dalla Stanford University. Una nota d’orgoglio che ci spinge a continuare sulla strada intrapresa».

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