L’Atalanta e il boom dei diritti tv: in 10 anni da 2 a 90 milioni (più del Milan). E ora la rivoluzione Dazn, col voto di Zingonia

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V enerdì scorso a maggioranza assoluta – 16 voti a favore, fra cui quello dell’Atalanta e 4 contrari – la Lega di Serie A ha assegnato a Dazn il pacchetto di 266 partite (7 a giornata) in esclusiva e di 114 partite (3 a turno) in co-esclusiva per il prossimo triennio. Ciò significa che chi vorrà vedere tutte le partite del massimo campionato italiano dall’agosto del 2021 fino a giugno 2024 dovrà sottoscrivere un abbonamento con Dazn. In cambio il servizio di streaming online verserà 840 milioni di euro a stagione. A questo importo dovrebbero aggiungersi un centinaio di milioni di euro annui per i diritti in co-esclusiva di 3 partite a giornata: l’offerta di Sky di 87,5 milioni di euro è stata rispedita al mittente e pertanto verrà presentato un nuovo bando d’acquisto. Un ulteriore surplus è dato dai ricavi dei diritti tv venduti all’estero che nel triennio che sta con concludersi hanno fruttato 371 milioni di euro all’anno. Il loro valore è ancora sconosciuto fatta eccezione per quelli degli Stati Uniti per cui la Cbs ha offerto più di 60 milioni all’anno, inclusa la Coppa Italia. Come è evidente più alto sarà l’importo complessivo maggiore sarà la quota dell’Atalanta, sempre che rimanga in quest’arco di tempo nella massima serie. Visti i risultati dell’ultimo lustro sembra una battuta ma conviene sempre precisarlo perché i diritti tv per il torneo cadetto sono di importo modesto. Lo dimostrano i 2 milioni di euro che l’Atalanta incassò nell’anno solare 2010, metà del quale trascorso in Serie B e l’altra metà nei bassifondi della A. Non a caso, già nel 2011, interamente vissuto nella massima serie i proventi televisivi indicati a bilancio dal club nerazzurro salirono ad oltre 17 milioni di euro.