Atalanta «underdog» contro il Real? No: le quote dei bookmakers sono quasi in pareggio. Storia delle vittorie «a sorpresa»

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I l prestigioso dizionario Inglese-italiano della Oxford University traduce il vocabolo “underdog” in perdente, derelitto, misero e fornisce come definizione “to plead for the underdog = battersi per gli umili”. Ma per fortuna c’è anche un’accezione sportiva che fa perdere a questo termine inglese il suo significato più povero per assumere i connotati di chi ha sovvertito i pronostici, chi non ci doveva essere ma è riuscito a balzare agli onori della cronaca. Le origini della parola, si scrive in inglese solo al singolare, risalgono agli inizi del 19’ secolo quando in Inghilterra erano deprecabilmente ancora in voga i combattimenti tra cani e naturalmente l’underdog era il perdente, il cane che rimaneva «sotto» a quello vincente. Cosa c’entra tutto questo con le vicende atalantine, vi starete domandando. Cerchiamo di rispondere a questo interrogativo addentrandoci ancora un pochino nell’idioma inglese per spiegare che se l’underdog è la definizione di un perdente capace di un imprevedibile risultato, l’outsider è invece chi è fuori dalla lista dei principali favoriti ma la cui definizione stessa lo fa preferire ad altri per una possibile ma non probabile vittoria. Ecco quindi che l’Atalanta è stata sicuramente un underdog all’inizio della stagione 2016/2017, 4 sconfitte nelle prime 5 partite... ma poi arriva un quarto posto nella classifica finale. Lo è soprattutto la stagione successiva nel tabellone dell’Europa League quando l’urna di Montecarlo la affianca al titolato Everton ed al Lione che nel suo stadio ospiterà la finale. E nello scorso agosto contro il Paris Saint Germain nei quarti di Champions dove nonostante un gioco sempre più apprezzato da tutta Europa si è presentata comunque come una provinciale che fronteggia una squadra metropolitana di proprietà di uno degli emirati arabi più ricchi al mondo. Per finire, lo è stata recentemente ad Anfield dove ha battuto una squadra che gioca in un tempio ed è, essa stessa, leggenda. Quanto sia stato bello indossare quei panni e spesso sorprendere avversari e spettatori lo sappiamo bene ma ora le cose sono cambiate e grazie ad una costante crescita sia economica che sportiva per il momento queste definizioni non ci appartengono più o almeno non sempre. Approfondiamo.