Atalanta-Juventus, finale tra due mondi: chi vince sul campo e chi predica(va) sui «diritti acquisiti»

commento. L’editoriale pre partita di Roberto Belingheri

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A arieccoci, per dirla alla romana. Nel 2019 credevamo fosse possibile, nel 2021 ci credevamo anche un pizzico di più. Ma mai come in questa finale 2024 l’Atalanta è competitiva, se non superiore, con la concorrente alla conquista della Coppa Italia. La sesta finale della storia atalantina si gioca in condizioni tecniche di assoluto equilibrio. Diremmo di vantaggio, di certo vantaggio, se non fosse per le assenze pesanti: in difesa Kolasinac, in attacco Scamacca. E se in difesa de Roon sta facendo miracoli calcistici per tirare un pezzo più in là, fuori ruolo, la coperta corta del reparto arretrato, azzoppato da infortuni - Toloi e Kolasinac - e scelte tecniche - Palomino ai margini della rosa -, in attacco la faccenda è diversa. Perché la pur grande varietà di attaccanti non garantisce a Gasperini, oggi, una vera alternativa a Gianluca Scamacca. Gente come Scamacca non si trova a ogni angolo di strada, d’altra parte. Con quel fisico, con quei piedi - «tritolo e violino», li definisce il genio di Roberto Beccantini, intervistato in questo speciale -, con quella capacità feroce di cercare e trovare la porta. E con quella forma, prima che un cartellino giallo criticabile (e siamo morbidi) cancellasse il suo nome da questa partita fondamentale.