Napoli-Atalanta 2-0, macht analysis. L’idea di contenere ha funzionato (ma è mancato il resto)

scheda. La match analysis di Gianluca Besana

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P er un’Atalanta che doveva ricominciare a fare punti, il Napoli capolista del campionato di A non era certo l’avversaria migliore da affrontare. Non lo era sicuramente per la qualità complessiva che la squadra di Spalletti ha espresso fino ad ora in Serie A e in Europa. Un gruppo forte e coeso, che ha marcato un solco netto con le inseguitrici in campionato, ed è molto vicina a staccare il biglietto per i prossimi quarti di finale di Champions League. Però, se si ci fosse messi a ragionare prima che le due squadre scendessero in campo, per altri versi, i partenopei potevano anche essere la squadra migliore che i nerazzurri potessero incontrare. Una squadra esuberante che doveva riscattare la sconfitta rimediata al Maradona lo scorso fine settimana per mano della Lazio, e che avrebbe potuto offrire il fianco al gioco verticale dell’Atalanta. Non una squadra chiusa, ma al contrario, una formazione sicura dei propri mezzi. Una formazione che fa la partita e non la subisce. Certo, per uscire con un risultato positivo, bisognava dar vita ad un fase di non possesso perfetta, aiutata da un pizzico di fortuna, e tornare ad essere concreti davanti. Così non è stato, perché la squadra di Gasperini non solo ha cercato di interpretare la partita in modo diverso, ma ha anche retto un solo tempo, il primo, dove i nerazzurri sono riusciti a limitare la squadra di Spalletti. Poi, nella ripresa, quando i nerazzurri sono soliti piazzare le loro migliori giocate e salire d’intensità, sono invece stati cancellati dal terreno di gioco. L’Atalanta è così uscita sconfitta dal Maradona, e per la terza partita consecutiva, non ha segnato nemmeno una rete.