Verona-Atalanta, prima analisi. Miranchuk e i cambi: così Gasp ha spostato (quanto basta) l’equilibrio della partita

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D opo la brutta sconfitta rimediata in Champions League contro il Villarreal, l’Hellas Verona di Tudor, da affrontare peraltro in trasferta al Bentegodi, rappresentava un test probante per verificare la capacità di reazione, soprattutto dal punto di vista mentale, dell’Atalanta. Sconfitte come quella di giovedì, possono togliere certezze anche a un meccanismo oliato come la squadra di Gasperini. Il tecnico di Grugliasco ci ha poi messo il carico da novanta, dando (forzatamente) spazio a molti giocatori fin qui poco utilizzati, proprio in una partita però molto importante ai fini della classifica. Il campo ha dato però ragione al tecnico di Grugliasco che è riuscito a vincere in rimonta su un Verona che per intensità si è mostrato assolutamente all’altezza dell’Atalanta.

L’undici iniziale nerazzurro è stato completamente (o quasi) rivoluzionato rispetto alla gara di Champions League di giovedì sera. Nella linea a tre di difesa, Dijmsiti ha trovato spazio al posto di Palomino. La prima vera rivoluzione la si è avuta però sulla mediana. Fuori gli esterni Maehle e Hateboer, dentro Pezzella e Zappacosta. Fuori Freuler e dentro Koopmeiners, con il solo de Roon confermato. Completamente cambiate anche le due linee dell’attacco. Pasalic (centro sinistra) ha trovato spazio sulla trequarti, assieme a Miranchuk (centro destra), in avanti Luis Muriel. Modulo 3-4-2-1.

Igor Tudor si è invece tenuto lontano da ogni tipo di rotazione o sperimentazione ed ha schierato il miglior undici possibile, anche tenendo conto di qualche problema di formazione che lo ha costretto a mettere mano soprattutto alla difesa, viste le defezioni di Gunter e Dawidowicz. Per il tecnico gialloblu modulo abituale, ovvero 3-4-2-1.