Atalanta-Olympiacos, storia di Manolas. Talento greco passato dall’Italia prima del ritorno a casa (ma sull’altra sponda)

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A veva così fretta e voglia di tornarsene a casa che a metà dicembre all’aeroporto di Capodichino l’hanno fermato con una quantità di contante ben superiore ai 20mila euro esportabili. Ma a Kostantinos (detto Kōstas) Manolas poco importava: ha pagato il dovuto, salutato Napoli e poche ore dopo era già in patria a festeggiare il ritorno in quell’Olympiacos dove si era imposto all’attenzione dell’Europa pallonara dal 2012 al 2014.
Classe 1991, Manolas non è un prodotto del Pireo ma dell’Aek, uno dei tre lati (l’altro è il Panathinaikos) del calcio ateniese e sostanzialmente di quello greco, se si escludono le due squadre di Salonicco, Paok e Aris. Dopo i primi calci nel Pannaxiakos e l’esordio nel Thrasyvoulos di Fylis, il ragazzo arriva all’Aek su espressa indicazione del direttore sportivo, suo zio Stelios Manolas, leggenda dei gialloneri ateniesi: uno che la sua vita l’ha passato solo con quei colori addosso, prima da giocatore, poi anche da allenatore e dirigente. Una colonna della difesa della nazionale greca ai Mondiali del 1994 negli Usa: il nipote Kōstas lo definisce ancora il suo modello, in campo e fuori.