Bianchi racconta Maradona. «Il mio Diego? Il contrario di quel che si dice di lui. Con il calcio ha regalato felicità»

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«Q uesta volta non gli è riuscito l’ultimo dribbling…». Ottavio Bianchi è sobrio, essenziale. Non si farà mai travolgere dalla retorica del momento, lui che con Diego Maradona ha vinto lo scudetto a Napoli parla per metafore del grande campione che non c’è più, con il rispetto di chi non racconterà mai del suo privato con un mezzo figlio. Dopo un giorno di dolore chiuso nel silenzio, Bianchi accetta di parlare di Maradona soprattutto per onorarne la memoria. «Mi hanno chiamato l’altro ieri a metà pomeriggio degli amici dall’Argentina, in più d’uno, era appena successo. È stato un colpo durissimo perché ormai mi ero abituato alle ultime notizie catastrofiche che riguardavano Diego, ma anche alla sua capacità di rimettersi sempre in piedi. Ci aveva abituati a cavarsela, sempre».

Ma lei aveva ancora dei contatti con lui?

«Per scelta non ho contatti con nessuno dei miei ex giocatori, ma mi documento sempre riguardo alla salute di tutti. Ero in contatto con la sua famiglia, e soprattutto con Fernando Signorini, il suo preparatore personale e primo amico».

Di recente è successo di tutto…

«Diego era dotato di un fisico eccezionale, nessuno di noi avrebbe superato quello che ha sopportato lui. E aveva solo sessant’anni. Ero convinto che come tutte le altre volte anche in queste occasioni se la sarebbe cavata, con un ultimo dribbling vincente».