I campioni che si sono persi/2 La storia di Vaessen, «l’eroe di Torino»: incrociò Glenn, un infortunio lo spinse via dal calcio

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I l cielo l’aveva già toccato con un dito a White Hart Lane, tana dell’odiatissimo Tottenham. Un derby di Londra Nord vinto 2-1 con tanto di primo (e decisivo) goal in campionato con la maglia dell’Arsenal. Era il 7 aprile del 1980 e il futuro sembrava tutto nei piedi di Paul Vaessen, 19 anni ancora da compiere, cresciuto nelle giovanili dei Gunners. Figlio d’arte, suo padre Leon Henry, londinese di New Cross, periferia sud, aveva raccolto una cinquantina di presenze nella massima serie inglese a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 giocando a centrocampo con Millwall e Gillingham. Ed è proprio in questa cittadina del Kent che Paul nasce nell’ottobre 1961, dimostrando fin da piccolo di saperci fare con il pallone. Peccato solo per quel fisico un po’ rotondetto, di quelli che basta un nonnulla per mettere su peso, e si sa che in Inghilterra non sono proprio dei campioni di buona alimentazione. In più il ragazzino non frequenta quelle che si dicono buone compagnie e pare abbia una certa qual confidenza con un altro tipo di erba, non quella dei campi da calcio.

Ma è davvero bravo, al punto tale da capire per primo che è il caso di dare un taglio a certi comportamenti poco sani, a tavola e per le strade di Gillingham. Gioca in attacco ma ha poco del classico centravanti d’oltremanica tutto fisico e gomiti: è uno che dà del tu alla palla, segna ma fa anche segnare. A 16 anni l’Arsenal mette gli occhi su di lui e lo arruola nelle giovanili dove si fa subito notare: debutta in prima squadra il 27 settembre 1978 in Coppa Uefa, a Lipsia contro la Lokomotiv. E la dimensione europea dice molto di quello che sarà il suo destino: a 4 minuti dalla fine mister Neill lo manda in campo al posto di Young, l’Arsenal sta vincendo 4-1 dopo aver travolto anche all’andata i tedeschi (dell’Est) 3-0 e c’è spazio per la passerella del giovanissimo attaccante.