La storia dell’Atalanta nello stadio Friuli, la casa dell’Udinese con la tribuna «copiata» da un arco del Missouri

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L a prima volta che l’Atalanta ha messo piede nello stadio Friuli (ora Dacia Arena) è stato in un freddo pomeriggio di novembre del 1984. In passato i match con i friulani, ostici da sempre, si erano giocati al vecchio “Moretti”, molto più a sud dell’attuale impianto e a pochi passi dal centro di Udine. Ora al suo posto sorge un parco e se cercate collegamenti con la nota fabbrica di birra cittadina, beh, c’avete azzeccato: il vecchio stabilimento, chiuso nel 1992, era lì a un tiro di schioppo. Il mercato della birra è però qualcosa di molto simile ad una partita di Risiko: non c’è la Kamchatka ma l’antitrust che agisce a colpi di direttive per evitare l’eccessiva concentrazione di marchi in un settore che al tirar delle somme ha solo 2-3 player di livello mondiale. Uno è Heineken che nel 1996 ha comprato il marchio Birra Moretti, prodotta ora in vari stabilimenti italiani, compreso il bergamaschissimo Comun Nuovo. Il Friuli è stato edificato ben lontano dal centro e non ha nulla a che vedere con la ricostruzione post-terremoto del 1976 come spesso erroneamente si pensa. Il progetto risale al 1973, vista la necessità di un impianto adeguato: il “Moretti” manco aveva l’illuminazione. L’Atalanta ci aveva giocato l’ultima volta nel campionato 1961-62 vincendo 2-1, con tanto di goal di Mino Favini. Alla fine di quella stagione i friulani finiscono in B e nel 1964 addirittura in C dove restano fino al 1978, per fare poi un doppio balzo che li riporta in serie A al termine della stagione 1978-79, quella della retrocessione dei nerazzurri di Titta Rota tra i cadetti. Per questo motivo le loro strade torneranno ad incrociarsi solo dopo 23 anni.