L’Atalanta ritrova l’Empoli, il piccolo calcio toscano che resiste in una regione di nobili decadute

storia. La storia di Dino Nikpalj

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P iccolo è bello. Se provinciale meglio. In un calcio sempre più preda dei grandi club e con uno sguardo, più o meno occulto, puntato sulla superlega europea sotto mentite (e non) spoglie c’è chi resiste. Se Davide Nicola riuscirà a portare a termine il suo ennesimo capolavoro e salvare l’Empoli dopo aver fatto altrettanto nelle stagioni passate con Crotone, Genoa e Salernitana, raccolte praticamente agonizzanti, la prossima stagione l’Empoli rischia di essere la sola squadra non capoluogo di provincia nella massima serie. A meno di miracoli sulla via Emilia visto che il Sassuolo è in caduta libera. E che in serie B le prime 9 posizioni sono tutte occupate da squadre espressione di capoluoghi, ma del resto nel torneo cadetto solo Cittadella e Salò sfuggono alla regola. Passo dopo passo, campionato dopo campionato, i biancazzurri empolesi stanno anche scalando la classifica tutta toscana delle presenze in massima serie, e in una regione dove si è rivali da questo a quel lato del marciapiede ha il suo peso. In testa ci sta ovviamente la Fiorentina che in questa stagione che volge al termine chiuderà il suo campionato numero 86. Per capirci davanti ci sono solo Inter (92), Juve e Roma (91) e Milan (90). L’Atalanta è invece a quota 63 con la Sampdoria nel mirino con due campionati in più e la concreta possibilità di dimezzare le distanze a brevissimo: a meno di un miracolo dei blucerchiati negli eventuali playoff per la massima serie.