L’Atalanta torna a Monza: dal Sada del signor Simmenthal al Brianteo, storia di trasferte sempre infuocate

storia. La storia di Dino Nikpalj

Lettura 4 min.

V e lo ricordate il Sada? Vero, il match con il Monza si giocherà in quella che ora si chiama U-Power Stadium (potenza del naming right) ma che era nato come Brianteo a fine anni ’80. Poi caduto abbastanza in rovina e di fatto rimesso a nuovo con l’avvento della presidenza di Silvio Berlusconi con promozione prima tra i cadetti e poi in serie A. Ma nei cuori di molti bergamaschi il Sada è ancora lì, indimenticabile, con le sue gradinate poco meno che minime, il cartellone “Coca-Cola” della pubblicità a sormontare il rettilineo (con vista sul retrostante Lambro) e gli alberi. Tanti alberi, dove altrettanti tifosi salivano a vedere il match, anche perché lo spazio era davvero pochino. La capienza ufficiale di quello stadio a pochi passi dalla stazione negli anni ’70 era di 12mila posti, messi qua e là in qualche modo. I brianzoli ci hanno giocato la loro ultima partita il 29 maggio 1988: un bel 3-0 in C1 alla Spal con reti di Mancuso, Stroppa e Casiraghi. Non proprio dei pincopalla. Quella volta, soli 90° dalla fine in testa c’erano tre squadre: i brianzoli di Pierluigi Frosio, futuro allenatore atalantino, l’Ancona del bergamasco Giancarlo Cadè e la mitica Virescit Boccaleone di Luciano “Magia” Magistrelli. Due posti disponibili per la promozione diretta, il terzo valeva lo spareggio con la pari classificata del terribile girone centromeridionale. Come finisce è storia: il Monza vince a Tortona, l’Ancona travolge il Livorno e i viola di quartiere crollano a Ferrara con la Spal. Lo spareggio di Perugia li vedrà poi soccombere con la Reggina di Nevio Scala, seguita da 30mila tifosi.

La stagione dopo il Monza la gioca in B, il Brianteo viene inaugurato in agosto con una vittoria in Coppa Italia contro la Roma e poi in campionato con uno scialbo 0-0 con l’Empoli. Diventa così il sesto stadio della storia della squadra brianzola e manda in pensione il vecchio Sada. Dedicato a un personaggio fondamentale per la storia dello sport lombardo. Già, perché stiamo parlando di Gino Alfonso Sada, proprietario della società (ma mai presidente, la carica venne assegnata al figlio Carlo) meglio conosciuto come signor Simmenthal, quello della carne in scatola. Che in realtà sarebbe una specie di mucca svizzera alla quale viene aggiunta un’acca in più per farla sembrare più elvetica e quindi maggiormente attrattiva sul piano commerciale.