L’Atalanta visita la sponda Samp, territorio del mitico Bosotin. L’ultima impresa? La conquista dello scoglio di Boccadasse

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“C ome può uno scoglio arginare il mare?” cantava Lucio Battisti. Ecco, a Claudio “Boso” Bosotin, storico leader degli ultras della Sampdoria il concetto pare interessare poco, ma quella bandiera rossoblu sullo scoglio di Boccadasse, storico rione genovese, doveva sparire, con tanto di citazione dell’articolo 54 del Codice della navigazione e minaccia di trascinare in Tribunale chi aveva lì piantato il vessillo del Grifone a mo’ di nostrano Iwo Jima.

La vicenda ha riempito per diverse settimane le cronache genovesi di inizio 2020, con strali incrociati, poi è arrivata la tragedia del Covid a rimettere in fila cose e priorità, ma è a suo modo emblematica di come si vivano le vicende calcistiche in quel di Genova. Bosotin è una leggenda tra i tifosi blucerchiati, uno dei capi storici della Sud come Enzo Tirotta, Enrico Mantero o “Spigolo”, roba d’annata ormai. Narrano le cronache che quando il Ferraris era ancora vecchio stile, con quelle immense e vertiginose gradinate all’inglese che sembravano cadere in campo, il derby cominciava la domenica mattina al momento di attaccare gli striscioni e portare dentro l’occorrente per le coreografie, da sempre monumentali. Nello stadio ancora vuoto riecheggiavano le urla di Bosotin, Tirotta, Mantero e dal lato rossoblu di gente come Lollo, Katanga, Cipolla e Carmagnola, impegnati prima a sfottersi e poi ad insultarsi da una parte all’altra in un crescendo nient’affatto rossiniano.