Le città del calcio: tappa a Praga. Cinque squadre, e un pallone d’oro da monumento (col pallone rubato)

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L a città è meravigliosa, la birra sopra ogni cosa, il genere femminile semplicemente inaggettivabile. Ah, e poi a Praga c’è anche il calcio, se vi garba. Tre squadre nella massima serie e due tra i cadetti, compresa quella che più di tutte ha fatto la storia del calcio cecoslovacco. Nel bene e nel male. Ma del Dukla parleremo dopo, prima c’è da rendere giustizia a quella che è forse la più grande scuola calcistica dell’Est Europa, alla pari di quella ungherese. L’Urss fa un po’ storia a sé. Perché la Cecoslovacchia nella storia del pallone ha sempre dato filo da torcere: tutti ricordano la vittoria ai rigori nell’Europeo 1976 a Belgrado con cucchiaio di Panenka e tanti saluti a Sepp Maier e alla sua Germania campione del mondo da due anni, ma pochi rammentano le due finali ai Mondiali del 1934 e 1962. Perse entrambe, prima con l’Italia di Pozzo e poi con il Brasile di Pelè, ma testimonianza di una tradizione calcistica capace di perpetuarsi nel tempo. Almeno dagli anni ’30 ad inizio ’80 se mettiamo nel mazzo la medaglia d’oro conquistata alle Olimpiadi di Mosca. E pensare che lo sport nazionale sarebbe l’hockey su ghiaccio.