Dai tesori nascosti alla gastronomia, un libro con «101 cose da fare a Bergamo»

LA GUIDA. Il volume del fotografo Gian Luca Margheriti sarà presentato dall’autore lunedì 14 agosto in Città Alta nell’ambito della rassegna «Aperilibro».

«Ma come è possibile che un capolavoro simile non sia famoso in tutto il mondo? Non dico come Venezia, ma siamo lì. Dovrebbero arrivare carovane dalla Cina e dall’Islanda». Lo stupore/auspicio di Dino Buzzati, oggi, con la Capitale della Cultura, il 49% di incremento delle presenze di turisti, forse non dalla Cina e dall’Islanda, ma certo dai principali Paesi europei, hanno trovato un loro inveramento. Anche l’anno della Capitale della Cultura avrà avuto un ruolo nella genesi di «101 cose da fare a Bergamo almeno una volta nella vita» (Newton Compton, pagine 382, euro 14,90), del fotografo e pubblicista Gian Luca Margheriti (Milano, 1976). Il libro sarà presentato dall’autore lunedì 14 agosto alle 17,45 in Città Alta, sulla terrazza del ristorante «DaMimmo», nell’ambito della rassegna «Aperilibro... Matti per la lettura» promossa dall’associazione Lettura & Cultura.

Il format del catalogo delle 101 (o 1001) cose da fare e/o da vedere è quello già sperimentato, a più riprese, con la sua Milano (101 storie su Milano che non ti hanno mai raccontato, 2009; 1001 cose da vedere a Milano almeno una volta nella vita, 2010; 101 tesori nascosti di Milano da vedere almeno una volta nella vita, 2011, tutti editi da Newton Compton), che ora Margheriti applica a quella Bergamo dove ha vissuto «per oltre trent’anni», scrivendo su «QuiBergamo» e conducendo, su Bergamo Tv, «una trasmissione dedicata alle curiosità e ai misteri bergamaschi» («BiGini»). La formula del titolo trova applicazione nelle quasi 400 pagine del testo, comprese bibliografia, sitografia, e simpatico-intelligente prefazione del comico Omar Fantini, che pure sfodera una certa oltranza di bergamaschità.

Ogni «cosa da fare» è pretesto per la presentazione dei principali monumenti, bellezze, curiosità cittadine, con una ricostruzione, inquadramento, contestualizzazione storica, storico-artistica, urbanistica, insomma culturale, e una raccolta di testimonianze di visitatori, più o meno illustri, del passato. In sostanza: una guida.

Bellezze e curiosità

Tra le «101 cose» del lungo catalogo, per esempio, «Andare in Città Alta», «Scoprire Piazza Vecchia» e «Contare i rintocchi del Campanone». Naturalmente, Margheriti manifesta anche qui particolare inclinazione per misteri, cose oscure, curiose, peregrine, insolite (cfr. già «Milano segreta», 2008). Nota interessante, fra i molti esempi, che, sul grande banco di pietra che corre lungo il lato chiuso del piano inferiore del Palazzo della Ragione, dove oggi siedono i turisti per trovare un po’ di riposo, «durante il governo veneziano, erano esposti i condannati a morte, così che tutti li potessero vedere». Restando in zona, si può «apprezzare la statua più brutta di Bergamo», cioè quella del povero Tasso, sventurato in vita quanto post mortem. In proposito, Margheriti raccoglie un interessante florilegio di invettive e giudizi al vetriolo sul’opera del Vismara. Il poeta Ottavio Tasca: «Rozzo facchin più che poeta sembra». A proposito del Tasso: utile un più attento processo di revisione, per emendare qualche imprecisione (il «Rinaldo», eroe eponimo del poema giovanile, sarebbe «incentrato sulle avventure del fratello di Orlando»).

Fino alla provincia. E non mancano i sapori

La guida si estende anche alla provincia («Esplorare Crespi d’Adda»; «Attraversare l’Adda su un traghetto progettato da Leonardo», «Cercare i fiori sulla Sacra Spina», «Meditare sulla morte davanti al suo Trionfo a Clusone», ecc.), e non manca una sezione enogastronomica: «Provare il gelato alla stracciatella nel luogo dove l’hanno inventato», «Abbuffarsi di formaggi», e, va senza dirlo, «Mangiare un piatto di polenta».

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