«Euphonia», Finardi a Seriate presenta il suo nuovo album

Il concerto. Il percorso emozionale del cantautore venerdì sera 24 marzo sul palco del Cineteatro Gavazzeni. In repertorio anche omaggi a Battiato e Fossati.

S’intitola «Euphonia» la suite che Eugenio Finardi ha concepito in compagnia di Raffaele Casarano e Mirko Signorile. Ingloba in un flusso ininterrotto tante sue canzoni restituite a una condizione emozionale differente. Il cantautore presenta questa sua ultima creatura artistica venerdì al Cineteatro Gavazzeni di Seriate (ore 21; ingresso 30 euro). L’esperienza va al di là della normale sequenza di canzoni grazie al paesaggio sonoro che si crea attraverso l’improvvisazione e l’enarmonia, la capacità delle note di cambiar senso e funzione a seconda della tonalità scelta. Il progetto è nato nel tempo, agevolato dall’intesa con il piano di Signorile che intesse un suo continuum spazio temporale attorno alla massa gravitazionale delle melodie in contrappunto con le traiettorie del sax di Raffaele Casarano. In repertorio anche omaggi a Battiato e Fossati.

Lo spettacolo va pensato come una sola grande canzone dove i singoli brani diventano strofe di una composizione allargata. «Euphonia Suite» raccoglie i capitoli di una narrazione, di un’educazione sentimentale che ormai comprende l’intera vita di Finardi. «C’è dentro tutto – ci ha spiegato il cantautore al momento dell’uscita del disco-: il primo amore, le idee che vanno a morire senza farti un saluto, come dice Ivano (ndr.: Fossati). C’è la storia al suo secondo giro. “Soweto” che assurdamente sembra scritta oggi, pur essendo rimasta obsoleta per tanto tempo». Quella canzone raccontava l’Afghanistan invaso dai Russi, mentre ora gli Afghani lottano contro i Talebani. «Il senso resta anche se cambia la prospettiva storica. Il succo della canzone è semplice: la guerra fa schifo».

L’ultimo album del cantautore milanese con ascendenti bergamaschi è una suite in canzoni: un percorso emozionale che nasce live e diventa una sorta di meditazione sull’umana condizione fatta attraverso una sequenza ben scelta di accordi e versi. Non ci sono cesure tra un pezzo e l’altro, gli arrangiamenti e le musiche sono pensate al fine di dare all’opera una continuità di senso.

Da un pezzo generazionale come «Diesel» si sconfina direttamente in «Oceano di silenzio» di Battiato, quasi che ci sia un effettivo legame tra la generazione del Sessantotto e quella che ha ricercato la sua strada nella spiritualità. «In realtà c’è un filo», racconta il cantautore. «Ho conosciuto Franco negli anni della Cramps, nei primi anni ’70. Con la sua musica era all’avanguardia. Lui aveva scritto quel pezzo per dare sfondo a una ricerca interiore; “Diesel” raccontava un’altra energia epocale». Finardi ha lavorato a «Euphonia Suite» per dieci anni almeno. «Le canzoni si sono chiamate tra loro. Da un repertorio di 25 pezzi abbiamo selezionato i momenti che facevano al caso. Ho inteso cominciare da “Voglio” perché parla dell’inizio dell’avventura, e ho scelto di finire con “Extraterrestre”, giusto per ricominciare. Volevo che la suite avesse una circolarità. Le canzoni sono nate una dall’altra. Si sono date una voce. Mirko si metteva al piano e il percorso s’illuminava». La musica è dominante in questo progetto anche se le parole guadagnano forza nel flusso continuo che suggerisce una netta prospettiva storica.

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