Il trionfo della fantasia: in scena il musical «Alice»

Lo spettacolo. Il 6 gennaio al Creberg Teatro arriva un grande classico della letteratura nella versione realizzata dalla Compagnia delle Formiche.

Chiudere la stagione delle feste con un bel musical per tutta la famiglia: al Creberg Teatro si può. L’appuntamento è venerdì 6 gennaio alle 16 con «Alice nel Paese delle Meraviglie», nella versione realizzata dalla toscana Compagnia delle Formiche, nata nel 2003 e con oltre 20 produzioni all’attivo. Biglietti da 38, 33 e 27 euro. Un grande classico della letteratura in chiave musical, con un cast di 15 performer. Ma attenzione: non si tratta della versione disneyana del romanzo di Lewis Carroll. Tutte le canzoni e i contenuti sono originali, i testi sono scritti da Andrea Cecchi, che è anche il regista, e Alessio Fusi. Abbiamo chiesto a Benedetta Boschi, l’interprete di Alice, di farci da guida in questo magico mondo al contrario.

Com’è questa trasposizione di «Alice nel Paese delle Meraviglie»?

«I personaggi della storia classica ci sono tutti: dal Cappellaio Matto - che è il vero protagonista, interpretato da Simone Marzola - alla Regina di Cuori (Claudia Naldoni). Di diverso c’è il personaggio di Caryl, la ragazzina di cui solo alla fine si scoprirà l’identità, e ci sono alcuni nomi cambiano: invece di Pincopanco e Pancopinco (nell’originale inglese Tweedledum e Tweedledee) abbiamo Din Don e Din Dan. Non è il classico Disney, non ci sono le canzoni del cartone ma le musiche di Lapo Ignesti e Elisa Bisceglia, con liriche di Alessio Fusi. Lo spettacolo ha debuttato tre anni fa, prima del Covid, ed è completamente nuovo nella scenografia (a cura di Gabriele Moreschi), nelle bellissime luci disegnate da Emanuele Agliati e Mimmo L’Abbate, negli oltre quaranta meravigliosi costumi cuciti a mano. Lo spettacolo è curato nei minimi dettagli, adatto sia ai piccoli, con luci e scenografie spettacolari, sia ai grandi che colgono anche gli aspetti più sottili della storia».

Il co-protagonista è Simone Marzola, nel ruolo del Cappellaio Matto. Che rapporto avete?

«Di grande intesa, ci conosciamo e siamo amici da anni. Sul palco ci troviamo molto bene, a volte anche se non si dovrebbe cambiamo le battute. Ci divertiamo e ad ogni replica c’è l’elemento sorpresa. L’ultima volta, doveva passarmi in scena la scatola del tè e me l’ha data al rovescio, buttando a terra tutte le bustine. Sono stata al gioco. Il Cappellaio Matto è il vero protagonista perché è anche il narratore della storia, che comincia nel noioso mondo “reale”, come una favola raccontata a Caryl. Lo stesso Cappellaio è tanto serio e scuro nel mondo reale quanto colorato nel Paese delle Meraviglie».

In questi anni è cambiata la sua Alice?

«Alice è cambiata perché sono cambiata io. Avevo 20 anni quando abbiamo debuttato, giusto il tempo di fare qualche data, fra cui l’Ariston di Sanremo, e poi come tutti abbiamo dovuto fermarci per i lockdown. Ora di anni ne ho 23 e mi sento diversa, dal punto di vista artistico e anche vocalmente, perché non ho mai smesso di studiare. Alice è piccola, ma io non faccio la macchietta di una bambina troppo cresciuta. Mi sono data come età di riferimento i 18 anni. Una ragazzina, insomma».

È il suo primo ruolo da protagonista?

«Il primo con la Compagnia delle Formiche. Ho debuttato a 16 anni a Firenze, la mia città, come una delle protagoniste in “Hair”, ma con “Alice” è la prima volta che compare il mio nome sul cartellone. Ho sempre fatto musical: “Biancaneve”, “La Spada nella Roccia”, “Cenerentola”. Adesso, oltre ad “Alice”, sono in scena al Brancacci di Roma con “Tutti parlano di Jamie”, in prima nazionale, dove faccio l’amica del cuore del protagonista. Mi sto dando anche al doppiaggio cantato di cartoni animati e sigle, un mondo molto affascinante».

È la prima volta al Creberg Teatro?

«No, ci sono venuta con “Cenerentola”. Ero la Fata madrina ed è stato molto divertente».

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