Il vocal coach: Tananai, pieno di carattere. Mahmood come Elisa, precisi come lame

L’intervista. Maurizio Zappatini quest’anno segue per la sfida sanremese il giovane arrivato ultimo nel 2022. Prepara anche il vincitore dell’anno scorso, che sarà ospite con Blanco nella prima serata con «Brividi».

Si avvicina Sanremo e Maurizio Zappatini si prepara. Il vocal coach bergamasco non è detto scenda in Riviera di persona, ma di certo parteciperà anche a questa edizione del più famoso Festival italiano come allenatore delle corde vocali di Tananai, in gara, e di Mahmood e Blanco che quest’anno sono ospiti nella prima serata dopo l’exploit di «Brividi», la canzone vincitrice della scorsa edizione. «Il primo Festival l’ho fatto nel 1991, come direttore d’orchestra, accompagnando un concorrente. Da allora ho partecipato quasi sempre, come autore o arrangiatore. Dal 1996 ho cominciato a collaborare con Angelo Carrara seguendo i suoi artisti, quando andavano all’Ariston. Li preparavo vocalmente. Faccio l’allenatore delle voci da allora. Quante ne ho curate? Dovrei fare due conti. Ricordo le due vittorie con Francesco Renga tanti anni fa e con Mahmood e Blanco l’anno scorso. Nel tempo ci sono stati anche premi della critica».

Quest’anno al Festival ci va con un armamento più leggero: un concorrente e un ospite.

«Sono già preoccupato, perché Alessandro (Mahmood, ndr) è in Brasile e spero non si porti a casa nessuna complicazione».

L’anno scorso «Brividi» ha fatto sfracelli, oltre che vincere al Festival.

«Devo precisare una cosa. Blanco l’ho preparato con Alessandro per Sanremo e per l’Eurofestival, ma lui è seguito da una sua insegnante di canto, Norma Benetti, una mia allieva di Brescia. Invece con Mahmood ed Elisa lavoro regolarmente».

Come si è spiegato il risultato di «Brividi» all’Eurofestival?

«La performance non è stata un granché, ma io penso che il pezzo a quel punto era già esaurito, esausto. Del resto anche chi ha vinto non mi ha convinto più di tanto. C’erano cose belle. Mi è piaciuta la cantante serba che cantava in lingua. Comunque, al di là del risultato quel passaggio è servito ad aprire le porte internazionali a tutti e due. Ora tra loro e i Maneskin la musica italiana è ben rappresentata. E questo è il successo di Amadeus. In tre Festival ha lanciato Diodato con un pezzo bellissimo, in un momento sfortunato, i Maneskin che hanno spopolato in tutto il mondo e l’anno scorso Blanco e Mahmood. Tre cose completamente diverse che hanno convinto a livello internazionale. In tour che ha fatto in Europa Mahmood ha avuto un riscontro notevole e il pubblico l’ha conosciuto attraverso l’Eurofestival».

L’anno scorso il buon Tananai è arrivato ultimo al festival.

«Però il suo pezzo è andato fortissimo. Quest’anno ha un brano carino, ci stiamo lavorando da un po’, speriamo funzioni. A Sanremo succede che vai fuori e poi fai successo. Pensiamo a Vasco o Zucchero».

Che voce ha Tananai?

«Ha una bella voce, ma non è proprio un cantante. Viene dalle produzioni. Però quest’anno dovrebbe andare meglio. Ha fatto un po’ di esperienza. Ha una voce baritonale. E ha carattere, un suo modo di cantare. Già il singolo “Abissale” è un po’ diverso: mi sembra ci sia un tentativo di recuperare la melodia. Dietro c’è Davide Simonetta, che è stato un mio allievo ed è un bravissimo cantante. Il pezzo di Tananai è suo e anche quello che porta Mengoni. Davide è un autore veramente in gamba».

Il pezzo di Tananai ha assonanza con l’ultimo singolo?

«Diciamo che la strada è quella, una sorta di poetica adolescenziale. La melodia è buona. La canzone si adatta molto alla sua persona. Lui è un personaggio simpatico. Ci sto lavorando bene, in considerazione del fatto che non è proprio un cantante. Lo sta diventando».

E della vocalità di Mahmood che idea ha?

«È il vero grande del momento. Bravissimo. Il pezzo “Rubini” che ha fatto con Elisa per me è avanti mille anni. È barocco. Lui ha una tecnica di scrittura particolare. Musicalmente è ferrato, ha una grande estensione vocale e la usa sempre. Le sue melodie sono complicatissime, non si sa mai dove prendere il respiro. Dal punto di vista musicale è come Elisa: entrambi sono precisi come lame. Riccardo (Blanco, ndr) l’anno scorso era giovane e con poca esperienza, la difficoltà di “Brividi” era il ritornello in falsetto all’unisono. Il falsetto maschile è già complicato di suo, stare intonati all’unisono è proprio difficile. Alessandro è anche molto preparato musicalmente, studia musica sin da piccolo, per anni ha fatto canto classico. Mahmood è un vero talento sia a livello di scrittura che di canto e anche all’estero funziona bene»

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