In scena 160 anni fa: riemerge dagli archivi l’opera dispersa di Petrali

MUSICA. La «Maria de’ Griffi», composta nel 1864 dal maestro cremasco e rappresentata nello stesso anno, è stata recuperata nella sua partitura completa alla biblioteca Mai.

Un’opera lirica intera recuperata, e proprio nella città dove trascorse gran parte della sua vita: è «Maria de’ Griffi», ultima opera lirica di Vincenzo Antonio Petrali (Crema, 1830 – Bergamo, 1889) noto per lo più come eccellente maestro e compositore d’organo. Il ritrovamento si deve al giovane musicista e studioso Diego Ambrosioni, che racconta come è riuscito a recuperare l’opera, considerata dispersa.

Recuperata integra

«Il figlio Ettore, l’aveva donata alla biblioteca cittadina nel 1936. Ho chiesto a Marcello Eynard, responsabile del settore musica della Biblioteca Civica Angelo Mai, ed effettivamente è stato possibile ricuperarla integra: era l’opera completa in 7 faldoni, con parti e partitura per il direttore. Il maestro Aldo Salvagno - direttore d’orchestra, docente al conservatorio di Cuneo e musicologo - sta lavorando per proporla in forma di concerto, come già fatto per Giovanni Bottesini, cugino di Petrali».

«Un musicista completo»

Petrali attende una adeguata riconsiderazione e rivalutazione. Musicista di grande talento, se

è vero che Petrali è «principalmente noto come uno dei maggiori organisti italiani della seconda metà del XIX secolo, la cui cospicua produzione per organo» c’è anche un altra metà della sua personalità artistica «Petrali - prosegue Ambrosioni - è stato soprattutto un musicista completo, compositore a 360°, che ha scritto oltre 150 opere per i più disparati organici: quartetto d’archi, orchestra, coro, banda… Si cimentò inoltre anche nella produzione teatrale, come consuetudine del periodo, componendo quattro opere liriche: Manfredi Re di Napoli, Giorgio de Bary, Anna di Valenza e Maria de’ Griffi».

Soggetto patriottico

«Maria de’ Griffi», fu composta nel 1864. Delle altre tre opere si hanno poche informazioni. «Si è a conoscenza dell’esistenza solo del Prologo e Primo atto del Manfredi Re di Napoli, conservati all’Archivio Storico Ricordi di Milano - prosegue Ambrosioni - l’opera fu composta nel 1852 per il Teatro Santa Radegonda a Milano, ma non fu mai rappresentata perché proibita dalla censura, per il soggetto patriottico del libretto».

Critiche lusinghiere

«Maria de’ Griffi», dramma lirico in tre atti, andò in scena il 3 settembre 1864 al Teatro Riccardi di Bergamo (l’odierno Donizetti) in occasione della Fiera di Sant’Alessandro. La

scena è ambientata a Brescia nell’anno 1258. «Le cronache dell’epoca - aggiunge Ambrosioni - raccontano che il pubblico gli rilevò una lusinghiera accoglienza, specialmente alla sinfonia, ed alla introduzione, e alla scena IV di Tebaldo con Cori nel Primo Atto. Si apprezzarono la scrittura orchestrale delle armonie “che ponno dare spicco e risalto al motivo messo sulle labbra del cantante” mentre non altrettanto lusinghiera fu la critica musicale dell’epoca, che la giudicò “di vecchia scuola”».

Un portale per appassionati

Tra i più attenti a Petrali e alla sua più compiuta luce c’è il musicologo e musicista Aldo Salvagno, che sta lavorando alla prima monografia su Vincenzo Petrali, con biografia, epistolario, catalogo delle opere e appendici di approfondimento. Dovrebbe essere pubblicata nella primavera 2025 per conto della Società Storica Cremasca. Tale volume sarà inoltre dedicato alla memoria del signor Guido Mazza de’ Piccioli, pronipote di Vincenzo Petrali. Nel frattempo è stato anche attivato un sito internet dedicato alla sua figura, all’indirizzo www.vincenzoantoniopetrali.org. «Questo portale vuole essere un mezzo utile per i musicisti, gli appassionati e più in generale a tutti coloro che vogliano approfondire alcuni aspetti oggi poco noti della vita e delle opere di Petrali - aggiunge Ambrosioni - grazie ai contributi di vari collaboratori e autori, con le più recenti ricerche e le nuove acquisizioni». 

Dati e cento lettere

Ambrosioni, che è musicista e software engineer, aggiunge alcune informazioni della sua ricerca. «Ho cominciato, durante, il covid ricerche sugli organari Locatelli, Petrali fu il collaudatore ufficiale degli organari Locatelli. Dai quotidiani e dalle riviste dell’epoca è emersa una nutrita mole di dati. Nel contempo ho conosciuto la famiglia Mazza De Piccioli, ultimi eredi Petrali, e grazie a loro ho potuto conoscere le 100 lettere di Vincenzo Petrali, dedicate al collaudo professionale, ma anche altre intime che delineano meglio la figura umana».

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