La marcia trionfale non si ferma: in Fiera i «giorni infiniti» dei Pooh

IN FAMIGLIA. Lo show è un kolossal che rievoca cinquant’anni di storia del gruppo e del Paese. Roby e gli altri hanno attraversato il «mare nostrum» della musica italiana e sono ancora lì.

Non dovevamo vederli più e invece eccoli di nuovo insieme, a Bergamo, sul palco della Fiera. Sembra ieri l’ultima volta qui dal vivo. Nulla è cambiato salvo il tempo che passa. In scena sono sempre loro, con l’amico ritrovato e quelle canzoni cartolina che prima ci spedivano da lontano e ora cantano di nuovo guardando in faccia la gente, almeno 4.500 festanti.

La marcia trionfale non si ferma: in Fiera i «giorni infiniti» dei Pooh. Video di Beppe Bedolis

Sono stati lontani per un po’. Quando erano scesi dal palco, nel 2016, avevano lasciato un vuoto nel cuore di tutti e anche nel loro. Era un vuoto che non riconoscevano in pubblico, ma c’era e faceva male. Ora non c’è più. Roby, Red Dodi e Riccardo Fogli hanno ripreso il cammino dei concerti. Dopo l’exploit negli stadi e all’Arena di Verona una tournée vera e propria, poi si vedrà. I Pooh preferiscono non definire il ritorno «reunion», ma la realtà parla per loro: l’affiatamento, la voglia di suonare che si sprigiona dal palco, l’energica empatia che riallaccia il forte legame con il pubblico. Tornare indietro sarà impossibile, la logica dice che dopo un successo così si può solo andare avanti, verso altre canzoni, altri momenti, fors’anche altri dischi.

Il concerto parte da «Amici per sempre», «Canterò per te», «Stai con me», con l’intonazione da tarare, soffocata dall’entusiasmo. Il resto va «Rotolando respirando» verso il successo annunciato. La macchina ha ripreso la marcia ed è trionfale. Roby ammette che tornare a casa è un’emozione sempre forte. I fan che avevano pianto l’ultimo concerto all’Unipol Arena di Bologna sette anni fa ora cantano a pieni polmoni nel fresco spiazzo della Fiera. Alle spalle la ferrovia, un trenino che passa, davanti il pubblico seduto, sul palco gli amici di sempre con altri due che guardano da lassù. Il concerto è dedicato a loro: tra canzoni e suite, qualche parola per ricordare il passato fissato nella memoria.

Al posto di Stefano alla batteria c’è Phil Mer, il buon Valerio Negrini è vivo nelle parole delle canzoni. La scaletta del concerto è lunga una vita: più di quaranta hit, con sigla iniziale e finale. «Dimmi di sì» impreziosita dal duetto virtuale con D’Orazio. «Chi fermerà la musica» per il finale di buon auspicio.

I Pooh ora sono tornati, «in famiglia dicono loro». Ed è una grande realtà la famiglia che hanno e che li ha attesi per tanto tempo, senza dimenticarli affatto.

Lo show è un kolossal che attraversa cinquant’anni di storia del gruppo e del Paese. L’ultima fotografia ora è un ricordo: esce dal film della vita e si duplica di sera in sera. Ecco il ritorno al futuro dei Pooh. Il ritorno di «Parsifal», a mezzo secolo da quel disco iconico che lancia il gruppo tra le pieghe del prog rock italiano. In concerto si susseguono le stagioni di questa band inossidabile. Tra ceselli chitarristici, tastiere invadenti, impasti vocali, il pop dei Pooh sembra avere «Giorni infiniti», pronto a definire ancora una volta «Il colore dei pensieri».

Dal vivo Roby e gli altri sono come in fotografia. Hanno attraversato il mare nostrum della musica italiana e sono ancora lì a dimostrare che la «grande famiglia» dei Pooh è una realtà a cui è normale render conto. Ci hanno pensato un po’, per anni invero, poi il fato ha allineato gli eventi e riprendere la via dei live è stato inevitabile, galvanizzante. Chiedono ancora un minuto, anzi tutta la durata del concerto: la summa di un’arte del far canzoni alimentata nel tempo con straordinaria avvedutezza, guardando in faccia la realtà del sentimento popolare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA