Nel cuore di Città Alta la Mia ha riaperto i Magazzini del sale

VIA ARENA. Sistemati due locali (uno sotterraneo) nella sua storica sede del ’400: sono stati messi a disposizione per tre mostre del festival Fotografica.

I passi di danza nelle favelas di Rio de Janeiro, i tiri al pallone dei richiedenti asilo alle porte di Milano e uno spaccato delle più grandi imprese sportive degli ultimi decenni. Tre modi di vedere e d’interpretare lo sport in tre mostre fotografiche visitabili fino al 19 novembre agli ex Magazzini del sale di via Arena in Città Alta, dependance del palazzo quattrocentesco storica sede della Mia (Opera Pia di Misericordia Maggiore) e oggi casa del Museo Donizettiano. Due sale, di cui una sotterranea, che per la prima volta aprono al pubblico per un evento culturale, che la Mia ha riassestato e messo a disposizione dell’associazione Fotografica per la quarta edizione del festival, sviluppato quest’anno attorno al tema «Noi, qui», che racconta - attraverso le immagini – l’essere umano nella sua dimensione quotidiana e nella sua più profonda autenticità, esprimendone il coraggio, la solidarietà, la vulnerabilità e la forza.

Mercoledì l’inaugurazione simbolica delle tre mostre (dopo quella del festival di sabato scorso), che fanno il paio con le nove presenti al Monastero del Carmine. «Un evento speciale – lo ha definito Daniela Sonzogni, direttrice del Festival – che prende vita in un luogo magico, un tesoro nascosto della città che torna a mostrarsi proprio nell’anno della Capitale della Cultura». L’edizione 2023 segna un cambiamento nella storia del Festival, che per la prima volta allestisce le sue mostre in luoghi diversi, come ha sottolineato il sindaco Giorgio Gori.

I magazzini del sale

Le scale che scendono nella grande sala sotterranea sono ripide: il locale principale, con imponenti volte e pavimento in pietra, è illuminato da quattro finestre e collegato a due gallerie rettilinee anch’esse a volta, che si trovano al pianterreno, mentre antichi reperti lapidei sono conservati in penombra. Dove trovano spazio gli 11 scatti di Maurizio Galimberti un tempo c’erano le cantine del vino, poi i magazzini del sale e in tempi più recenti un deposito di derrate. Dopo un lungo lavoro di sgombero e di messa in sicurezza, «oggi siamo contenti di poter restituire alla città alcuni degli storici locali che la Fondazione acquistò, insieme al palazzo, nel 1447», ha detto il presidente della Mia Fabio Bombardieri.

Le emozioni e le fragilità dell’essere umano rappresentano dunque il filo rosso che tiene insieme le 12 mostre e che si percepisce anche nelle immagini che parlano di sport: «Sono mostre che ci raccontano idee diverse di sport, con tagli fotografici e artistici diversi – ha detto l’assessore allo Sport del Comune di Bergamo Loredana Poli –, e che ci restituiscono la grande potenza dello sport, capace di coinvolgere le persone in maniera forte».

«Progetto Sport, tra Dada e movimento ritmo/dinamico in ready» di Maurizio Galimberti è la mostra dedicata ad alcune figure leggendarie, attraverso la reinterpretazione dell’artista di scatti famosissimi. «Na Ponta Dos Pés» di Sebastian Gil Miranda è dedicata all’omonima organizzazione no-profit dislocata in una delle favelas di Rio de Janeiro, che mira a favorire l’inclusione delle bambine attraverso la danza. «Cover Me With Gold» di Gianmarco Maraviglia racconta invece la storia del Sant’Ambroeus Football Club, la prima squadra milanese di richiedenti asilo e rifugiati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA