Pinguini, da Venezia al Campovolo. Al via il tour dei record: già 5 sold out

NEGLI STADI. Il debutto in Laguna. Martedì e mercoledì tutto esaurito a San Siro: storia di una band che piace ai millennial e anche alle mamme e che racconta le nostre vite.

«Rubami la notte» è l’ultima hit prima di conquistare gli stadi, mentre «Coca zero» ancora «furbeggia» in radio. I Pinguini da record sono Tattici e Nucleari, passati dall’indie al mainstream senza abbandonare del tutto l’idea di essere diversi dagli altri. Il taglio romantico della nuova canzone evoca un mondo e un tempo: l’estate, i club, le piazze, i luoghi dove incontrarsi. Spazi ritrovati in cui vivono musica e sogni. I Pinguini di sogni ne hanno fatti, anche se forse non s’immaginavano di arrivare alla luna degli stadi per un tour che ha numeri da capogiro. Domani data zero a Venezia, l’11 e il 12 due sold out a San Siro, seguono otto stadi e tre altri sold out. Si chiude il 9 settembre al Campovolo di Reggio Emilia.

Pochi artisti si possono permettere un giro del genere. I dischi funzionano, i singoli arrivano uno dopo l’altro in vetta alle classifiche, e sostengono al meglio le programmazioni delle radio. Col nuovo singolo Riccardo Zanotti e compagni tentano di bissare il colpaccio estivo dello scorso anno con «Giovani Wannabe», tormento affatto stagionale. «Quest’estate ci assomiglia già» dicono in chiusura di pezzo. Ed è probabile, fors’anche vero.È certo che i Pinguini hanno individuato il canale giusto di comunicazione con un pubblico che si è moltiplicato in poco tempo. Arrivano ai giovani, ma piacciono anche ai millennial e tante mamme sono entrate subito nel mood delle canzoni. Il Sanremo 2020 ha fatto il miracolo anche in tempi difficilissimi. C’è stato un ritardo che ha valso il primo romanzo di Riccardo Zanotti «Ahia!», stesso titolo del disco. Una vicenda di valle, di musica, di varia umanità.

Il percorso

Discograficamente la storia parte nel 2014 con «Il re è nudo», ma si comincia a fare sul serio nel 2017 con «Gioventù brucata». Il linguaggio è particolare, l’ironia s’accompagna alle immagini che scorrono velocemente e vanno a ricostruire le storie. «Fuori dall’hype» e «Fake News» sono già oltre lo steccato dell’indie, senza negarne il presupposto. Ecco una chiave: i Pinguini sono cambiati, senza cambiare. E in questo sono molto bergamaschi. Hanno trovato lo staff giusto per guardare avanti, in alto; hanno lavorato molto, con dedizione e fantasia. Hanno anche aperto il cuore alle collaborazioni, per lasciare il segno riconoscibile in qualche altra canzone. Le loro piacciono, convincono, hanno ritornelli giusti per entrare nelle teste e lì rimanere per mesi, sino a quando un altro ritornello cambia le carte in tavola. Ormai è una regola. Ma la sommatoria dei successi è davvero ragguardevole. E allora ci si chiede perché piacciano così tanto, e la risposta in fondo è facile. I Pinguini Tattici somigliano al mondo com’è. Di quello parlano, quello condividono col pubblico. Le canzoni sono piene di citazioni, riferimenti. Raccontano di ansie, malinconie, parlano delle paure che abbiamo tutti. Parlano di noi, parlano a noi. In fondo i Pinguini sono romantici come le prime pagine «sturm und drang» del romanzo di Riccardo. Ma forse il motivo per cui conquistano un così vasto pubblico è un altro. I Pinguini sono provinciali e la Provincia in Italia ha radici umane e culturali forti. E loro hanno riempito il vuoto di quel racconto di formazione che la provincia italiana ha sempre agevolato. Non sono trapper, né rapper, non sono metropolitani. Credono ugualmente nella contaminazione, nel citazionismo pop. Sono normali, praticano la semplicità, infilano nelle canzoni i segni dei tempi che corrono. Funzionano.

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