Roby Facchinetti, il 27 settembre concerto in Fiera: «Noi Pooh siamo tutti di Bergamo»

L’INTERVISTA. Roby Facchinetti torna in tour dal 16 settembre con Red, Dodi e Riccardo. «Una tappa che non poteva mancare quella di Bergamo. Qui ci sono le nostre radici. Agli inizi stavamo lunghi periodi ad Astino».

I Pooh tornano in concerto a Bergamo, il 27 settembre in Fiera. Il 16 di questo mese Roby, Red, Dodi e Riccardo Fogli riprendono la via dei concerti, come una volta. Dopo l’exploit degli stadi, esauriti ovunque, il gruppo torna on the road sino al 21 ottobre. Sono cambiati i tempi, la musica, il modo di fruirla, ma i Pooh hanno dimostrato sul campo che certe canzoni resistono al tempo, restano annidate nel cuore di tanta gente. Verrebbe da dire che

quando un gruppo diventa fatto di costume le stagioni contano e non contano. Segnano sì il tempo che passa, ma nello stesso tempo ne scandiscono l’eredità. E allora si spiega perché i vecchi Pooh dopo qualche anno di diaspora, appena tornati insieme, hanno fatto sfracelli, toccando con mano un successo che neppure avrebbero immaginato. Nell’operazione del ritorno al futuro c’è del vecchio e del nuovo: la storia dell’inossidabile band e dei grandi successi, il pensiero comunicativo giovane dei figli dei Pooh, Francesco Facchinetti, Stefano Battaglia, Phil Mer, che hanno fortemente voluto l’attuale «reunion» e hanno in poco tempo programmato una vera rinascita. I concerti, quello che ci sta intorno, compreso la grande mostra antologica di Mantova, al PalaUnical, che si è inaugurata il 22 settembre e si chiuderà l’8 ottobre. Il percorso narrativo, ideato e curato da Maurizio Pilenga, consente il viaggio nei cinquant’anni della band, attraverso vita, morte e canzoni.

Ora si replica: va tutto come prima, magari senza il furgone di una volta, carico di strumenti. «Manca che si viaggi sul furgoncino con tutti gli attrezzi vari», scherza Roby Facchinetti. «Una volta sopra tutti gli strumenti si metteva la chitarra che ad ogni frenata arrivava sino all’abitacolo. La tenevamo sempre a portata di mano. Oggi viaggiamo diversamente».

Verso un successo straordinario.

«Nonostante tutti dubbi che avevo, questo ritorno ci ha regalato emozioni grandissime. È nato tutto così, quasi per caso, da un film, da Sanremo. San Siro è stato un colpo al cuore, così come gli altri concerti. Nessuno di noi si poteva immaginare il grande affetto dimostrato dal pubblico. Son passati sette anni dal concerto di fine storia e ci siamo resi conto che la nostra musica è viva, anche più di prima. La sensazione è che questo ritorno abbia risvegliato un’attenzione incredibile sulla nostra storia, sulle canzoni».

L’avete capito che la gente vuole che rimaniate?

«Più o meno tutti la pensano così».

E voi che ne dite?

«Il nostro pensiero è di portare a termine questo tour nel migliore dei modi possibile. Poi ci penseremo bene. Ci vorrà una lunga e profonda riflessione. Quel che sta accadendo era inimmaginabile».

In questo turbine di successo ricorre anche il cinquantesimo di «Parsifal» uno dei vostri dischi cruciali. Anche un’opera tutta sua che verrà.

«Sembra tutto orchestrato, ma in realtà non è così. È da quel disco che abbiamo capito che la nostra musica poteva avere tante e diverse sfaccettature. Dobbiamo molto a quel lavoro prog. Suonarne una parte dal vivo è importante per noi. È come se qualcuno dall’alto ci abbia guidato in queste ultime scelte. Parlo di Valerio e Stefano, che ora sono insieme e sono sicuro che ci stanno seguendo. Non escludo che abbiano pensato loro a tutto quanto».

Il ritorno dei Pooh in città che effetto le fa?

«La tappa bergamasca non poteva mancare. I Pooh sono tutti di Bergamo: è quel che sentiamo. Qui ci sono le nostre radici. Quando agli inizi non si lavorava molto, passavamo dei lunghi periodi in città, ad Astino, a casa mia. Eravamo in cinque e non tutti potevano dormire da noi, tre venivano ospitati in altre case vicine. Un contadino ci prestava una parte della cascina per provare. All’oratorio di Longuelo abbiamo fatto la pre-produzione del nostro primo album “Opera prima”. Bergamo ha un posto davvero particolare nel cuore di tutti noi».

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