Zerer: all’organo suono Italia e Germania tra il ’500 e il ’600

FESTIVAL. Il musicista tedesco venerdì 20 ottobre nella chiesa della Beata Vergine del Giglio: «In quel periodo le composizioni erano sospese tra antico e moderno».

Il Festival Organistico Internazionale «Città di Bergamo» torna a parlare antico. A vent’anni dal restauro e dopo nove anni di silenzio questa sera (doppio appuntamento, alle 18.30 e alle 21, ingresso libero) il piccolo organo seicentesco della magnifica chiesetta della Beata Vergine del Giglio - il più antico della città - sarà protagonista grazie a uno dei massimi esperti del settore, il tedesco Wolfgang Zerer. Giunto appositamente da Amburgo, dove insegna alla Hochscule für Musik und Theater, si cimenterà con l’unico organo cittadino dal temperamento ineguagliabile. Per l’occasione ha predisposto un viaggio parallelo tra Italia e Germania, con le reciproche influenze a cavallo tra ‘500 e ‘600. Anche in quest’occasione è prevista la diretta del concerto in streaming sul canale YouTube  (alle 21).

Il concerto è parte del progetto «Bergamo-Brescia, Città degli Organi». A Brescia, con programma diverso, il concerto di Zerer si terrà sul magnifico Antegnati 1630 della Chiesa di Santa Maria del Carmine domenica  (alle 20). «La musica italiana - spiega il maestro in una pausa durante le prove nella splendida pieve - di quest’epoca ha influenzato tantissimi musicisti transalpini, dell’Austria, della Germania del sud e del nord. Ad esempio il primo brano di Scheidemann (Preambulum in fa) è influenzato dallo stile stile italiano in modo evidente».

Cosa affascinava della musica italiana allora?

«Questo è il periodo dello stile nuovo, anche in ambito vocale. La musica è sospesa tra stile consolidato, antico e stile moderno. È un periodo molto importante nella storia in generale, e questo “nuovo” stile è arrivato anche in Germania: tanti, tantissimi musicisti hanno studiato con Gabrieli, con Frescobaldi, due grandissimi maestri italiani».

Come trova questo strumento della Madonna del Giglio?

«È un organo del Seicento, abbastanza piccolo, con cinque registri, anche rispetto a questo periodo. È piuttosto raro che abbia queste caratteristiche, ma molto raffinato e speciale suo modo».

Ha dei vincoli?

«Si, certo. Ma ogni strumento ha dei vincoli e una sua personalità; anche un organo moderno. Non si può fare tutto sullo stesso organo. Qui va un repertorio manualiter (per sole mani, ndr), ha il temperamento mesotonico, ha una qualità di suono puro molto bella: se si suona il repertorio cinque-seicentesco su un organo moderno è molto meno caratteristico».

Che significato ha oggi fare un concerto su tali strumenti?

«Musicalmente è molto emozionante. Ma posso anche dire che su un organo moderno tale repertorio non avrebbe lo stesso significato».

Il Festival Città di Bergamo si è caratterizzato per il rilancio dell’improvvisazione. Su uno strumento con tali caratteristiche si può improvvisare?

«Io non improvviso in concerto, ma lo faccio per esempio durante la messa. Nelle prassi di quest’epoca le diminuizioni, gli abbellimenti erano spazi obbligati di improvvisazione».

Peraltro, appena arrivato sulla tastiera mesotonica della chiesa, racconta Galessi, per un buon quarto d’ora Wolfgang Zerer ha saggiato le caratteristiche dello strumento improvvisando senza pausa.

Il programma alterna voci note e meno note del cruciale passaggio tra Cinquecento e Seicento: sperimentazioni che portano gradualmente la musica ad affrancarsi dalla polifonia (vocale prima di tutto) a vantaggio di musica estemporanee per tastiera (Capriccio, toccata, ricercare) e a vantaggio di quella che sarebbe diventata la melodia accompagnata, tipica del Barocco.

Ecco quindi autori come Andrea Gabrieli, Johann Kaspar Kerll (1627-1693), Johann Jakob Froberger (1616-1667), Annibale Padovano, Christian Erbach, Christian Erbach, Tarquinio Merula e Costanzo Antegnati - due autori scelti per omaggio a Bergamo e Brescia - Girolamo Frescobaldi (Capriccio sopra «ut, re, mi, fa, sol, la»).

Zerer oggi è un maestro tra i più ricercati al mondo, ma a suo tempo ha studiato con altri grandi maestri. C’è l’insegnamento di uno in particolare che ancora oggi ricorda?

«Ho studiato con Radulescu a Vienna per 5 anni. Questo insegnamento mi ha influenzato e aiutato moltissimo. Ogni lezione con il maestro era eccezionale. Sapeva moltissime cose, ma la cosa più impressionante era quanto fosse appassionato della musica».

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