Dalla mitica Uruk a oggi
La storia riletta con le città

Le città rappresentano ormai il nostro vero habitat naturale. La città si pone infatti come l’unico vero luogo capace di aggregare e dare forma continua a relazioni che inevitabilmente subirebbero forti limitazioni con le conseguenze anche drammatiche che si possono ben immaginare.

Ben Wilson, storico dell’Università di Cambridge e tra i più efficaci divulgatori culturali del mondo anglosassone, ha provato così con «Metropolis» a definire e inquadrare cosa è oggi una città, come si è evoluta e come è cambiato il suo ruolo all’interno della nostra contemporaneità. «Metropolis» è uno stupefacente excursus sulla forma e la struttura delle città dall’antichità ad oggi. Ogni capitolo è però non solo un’occasione di inquadramento storico, ma anche un modo per ritrovare pezzi sparsi di un’idea di convivenza che non solo resiste, ma sembra essere l’unica in grado di evolvere e cambiare a seconda delle esigenze e dei cambiamenti che l’uomo stesso va a determinare lungo la propria storia.

Si passa così dalle città mitiche ed epiche cantate come Uruk nel poema di Gilgamesh alle megalopoli contemporanee capaci di contenere una popolazione che fino a pochi anni fa poteva distribuirsi in tutto il territorio di un qualunque stato europeo. Perché parlare di città significa anche dare il nome a oggetti e forme di convivenza molto diverse tra loro. Una città può contenere poche decine di migliaia di persone come milioni di abitanti generando al suo interno contraddizioni, conflitti e soluzioni molto diverse le une dalle altre. Infatti se possiamo individuare e leggere nello spostamento della popolazione verso un centro urbano come un deciso e generale miglioramento delle condizioni vita e di reddito, non è possibile eludere le distorsioni che questo cambiamento a tratti repentino ha generato sulla loro vita.

Wilson analizza e confronta i vari modelli urbani, trovando non di rado affinità e in alcuni casi ottime possibilità di risposta ai nostri problemi proprio nel passato.

Molto della capacità organizzativa e della qualità abitativa di alcune città dell’antichità andrebbe infatti recuperato oggi, insieme ad una nuova e rinnovata capacità o forse si dovrebbe meglio dire «voglia» di stare insieme. L’umanità ha nella città la sua forma più concreta, sta ora a noi decidere se trasformarla in un incubo di solitudini o nel desiderio di un futuro migliore.

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