Il ritratto dolente di un padre e il genio del grande scrittore

LA RECENSIONE. Tra i più importanti scrittori argentini, Rodrigo Fresán è ancora poco noto in Italia. Il suo primo libro tradotto da Einaudi, «Esperanto», è fuori catalogo ormai da anni, mentre è ancora disponibile «La parte inventata», pubblicato meritoriamente nel 2019 dal piccolo editore LiberAria.

È quindi una felice notizia che Mondadori riprovi a imporre sul mercato e al pubblico italiano l’ultimo romanzo di Fresán, «Melvill», tradotto dalla bravissima Giulia Zavagna. Questo perché Fresán è uno scrittore fondamentale e irrinunciabile della nostra epoca. Profondamente letteraria, la sua scrittura è in grado di restituire la molteplicità di sguardi che solo una letteratura consapevole della complessità e anche della bizzarria dell’esistenza e dei suoi eventi può fare. L’effetto è quello di un romanzo pastiche che coniuga autobiografia, letteratura colta e un movimento frenetico da slapstick, che fa ricordare immediatamente la passione di un altro grande scrittore argentino come Osvaldo Soriano per Stan Laurel e Oliver Hardy. «Melvill» è dunque sia il ritratto, anche dolente, di un padre, quello dell’autore stesso, ingannato e ingannatore, ma sempre travolto dalla vita, e sia un saggio colto e letterario su Herman Melville, l’autore capitale di «Moby Dick».

L’incontro tra il padre e il grande scrittore avviene così per colpa o meglio grazie ad un piccolo «sortilegio» burocratico che aggiunge alla tragedia insita un grado di comicità assurda, ma del tutto reale. Questa combinazione favorisce lo sviluppo di una narrazione che è contemporaneamente racconto, ma anche esemplificazione del gesto narrativo. Ovvero: cosa significa raccontare? Come si distingue una storia dal ricordo? Come si intreccia la memoria con la narrazione? Fresán moltiplica le voci e tra loro anche quella di un Herman Melville che condisce le pagine di note e appunti. L’inghippo, il nodo vengono subito rivelati, ma resta in campo il movimento sia comico sia noir di una sorta di Raymond Chandler fuori tempo massimo alla ricerca non più della verità, ma della verità della finzione. Cosa significa fare letteratura e come questa può influenzare l’esistenza delle persone. Un gioco serio, anzi serissimo, che Fresán conduce abilmente, accompagnando i suoi lettori in un mondo nuovo, dove la realtà è quella in grado di resistere agli urti, sempre necessari e vitali, dell’immaginazione. Un romanzo che conduce dal sonno al sogno e alle sue rivelazioni, su chi fu il padre e come fu quel mondo ormai scomparso fatto di persone e di luoghi persi nella memoria.

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