Ragazzi e anziani, incontri sorprendenti che si fanno storia nel libro «Vite sospese»

GENERAZIONI. Nella graphic novel l’esperienza di tre adolescenti nella Residenza leggera di Pradalunga.

«Stare vicini - scrive Franco Arminio, poeta e paesologo - è il solo modo che abbiamo per strofinare il buio e farne luce». È questo, tradotto in versi, il senso dell’incontro fra alcuni adolescenti «con un presente complicato» e gli anziani ospiti di una residenza, che ha segnato - in modo inaspettato anche per loro -, l’inizio di un cammino di comprensione reciproca, di riscatto e crescita personale.

Il punto di partenza è stato un laboratorio di scrittura creativa condotto da Adriana Lorenzi, scrittrice, docente e formatrice, una delle numerose attività che la Cooperativa Sociale GenerazioniFa promuove come ponte fra le generazioni nei servizi e nei territori che abita «per raccontare e dimostrare che lo scambio tra persone di età e fragilità diverse porta sempre ricchezza, e rappresenta l’anima delle comunità inclusive e solidali».

Il lavoro di rete costruito con la libreria Spazio Terzo Mondo, la Casa editrice BeccoGiallo e l’autrice Isabella di Leo hanno fatto in modo che questa esperienza si traducesse in un vero e proprio progetto editoriale, nella graphic novel «Vite sospese», che sarà presentata fra l’altro il 27 aprile alla Fiera dei librai di Bergamo.

«I talenti vanno allenati» c’è scritto su un cartellone nell’atrio dell’ingresso degli spazi di «Millemiglia», centro diurno per minori di Boccaleone gestito da GenerazioniFa: così inventare insieme una storia, che poi è diventata fumetto, è stato per tutte le persone coinvolte un esperimento di conoscenza e di scoperta, un allenamento all’ascolto e all’attenzione, verso gli altri e verso se stessi.

All’inizio della graphic novel tre ragazzi salgono in auto con un’educatrice per iniziare il laboratorio. Sono imbronciati e scontrosi, chiusi nei loro silenzi, ognuno con la sua storia e le sue preoccupazioni. I protagonisti Beatrice, Leonardo e Hamza, tre personaggi inventati ispirandosi ai veri partecipanti (un gruppo più numeroso), hanno situazioni familiari difficili e spesso si sentono «invisibili». Nel cuore covano risentimento per un mondo indifferente alla loro sofferenza e ai loro desideri.

Dalle carte alla falegnameria

«Il laboratorio - racconta Giovanni Birolini, uno degli educatori coinvolti nel progetto - si è svolto nella Residenza leggera di Pradalunga. L’incontro con gli adolescenti è nato dal desiderio di creare legami fra generazioni diverse, uno degli obiettivi più importanti del lavoro della cooperativa. Hanno iniziato a frequentare questo luogo giocando a carte con gli anziani, aiutandoli nella cura dell’orto e del giardino, facendo merenda insieme, collaborando in un’attività di falegnameria. È stata una bella sfida, gli incontri tra generazioni in genere si realizzano in modo più semplice, qui sono stati coinvolti ragazzi che hanno storie complesse e non hanno sempre voglia di mettersi in gioco, soprattutto con persone di età avanzata che possono avere difficoltà cognitive o di demenza. Ci sono stati momenti faticosi, difficoltà d’incontro, però tutto sommato al termine del pomeriggio tutti erano contenti e si portavano a casa una ricchezza e un calore speciale».

Anche per gli ospiti della struttura non è stato facile accogliere i ragazzi nella loro routine: «Per gli anziani - continua Giovanni - è stato bello mettersi a chiacchierare con questi ragazzi che spesso sembrano inaccessibili, con le loro cuffie e i volti nascosti dietro i capelli e le felpe col cappuccio. All’inizio sono rimasti un po’ perplessi, poi stare con loro li ha resi felici, è diventato un appuntamento fisso e molto atteso, quando il cammino si è concluso c’è stato un po’ di dispiacere. Adesso comunque gli incontri proseguono con un progetto diverso di pet therapy, con i ragazzi nella veste di esperti».

Le storie

Nel corso di cinque incontri, a partire dalla scelta di carte illustrate tratte da «Dixit», gioco d’interpretazione e immaginazione, anziani e giovani hanno compiuto un viaggio tra emozioni e ricordi.

«All’inizio gli anziani mi intimorivano - dice una delle partecipanti, che chiameremo Beatrice -. Ho lavorato con una signora che non parlava molto, bisognava interpretare i suoi silenzi. Pensavo di annoiarmi, ma poi non è stato così». Le sue parole si ritrovano nella graphic novel, dove Beatrice ed Etta, una nonnina sulla sedia a rotelle, all’inizio si guardano con diffidenza, ma lungo il percorso si scoprono più simili di quanto avessero immaginato. Si avvicinano con gesti piccoli e semplici, come un sorriso o una carezza. Beatrice sceglie una carta che rappresenta una stanza piena di giocattoli, un rifugio che «mi ricorda la mia infanzia», con un po’ di nostalgia. «Mi è piaciuto molto trovarmi tra le mani questo fumetto - osserva Beatrice -, mi sono riconosciuta. L’ho fatto leggere a mia madre, mio fratello e vuole leggerlo anche la mia professoressa, e ne sono fiera». Così ha scelto di continuare la collaborazione con la Residenza di Pradalunga, offrendo agli ospiti un’attività di pet therapy: «Sono io in questo caso a fare da guida, insegno agli anziani a stare con i cani. Giochiamo con loro, facciamo esercizi di movimento. È molto divertente per tutti».

Il secondo giovane che incontriamo, che chiameremo Leonardo, è sfuggente, un po’ sulle sue, proprio come nella graphic novel: «All’inizio non volevo partecipare, la mia carta l’ho scelta a caso, perché sono stato costretto. Ho collaborato con un signore che faceva un po’ fatica a parlare». Nel suo passato una storia di guerra, vissuta nella Seconda Guerra Mondiale, il dolore di aver visto morire un giovane commilitone a pochi passi da lui. Leonardo, che nella vita «non studia e non lavora», in qualche angolo dell’anima cova comunque la consapevolezza di aver vissuto una bella avventura, che lascerà traccia: «Il fumetto lo tengo lì sul comodino anche se non è il mio genere, di solito leggo più manga, storie di avventure e fantascienza».

Nella carta scelta dal terzo ragazzo, che chiameremo Hamza, c’è un gatto davanti alla vasca dei pesci: «Mi ha ricordato casa mia» spiega lui, che con il personaggio del fumetto ha in comune l’origine straniera. Anche Hamza all’inizio ha faticato ad avvicinarsi agli anziani: «C’era una signora che urlava troppo - ricorda -. Poi però mi ha colpito il racconto di un altro vecchietto, che ha parlato della sua infanzia in montagna, così diversa dalla nostra». Hamza, appassionato di skateboard, si allena con impegno e sogna di partecipare alle Olimpiadi. Questa esperienza lo ha condotto lontano dalle sue abitudini: «Leggo poco e non ho mai tenuto un diario, ma il fumetto mi è piaciuto».

I passi compiuti

Imparare gli uni dagli altri, guardare il mondo da prospettive differenti, riprendere un dialogo apparentemente interrotto; sono molti i passi compiuti, come chiarisce Giulia Triboli, educatrice che ha seguito i ragazzi nel progetto: «È stata un’esperienza arricchente, si sono scontrate e incontrate due generazioni. Gli anziani si sono sentiti più giovani, i giovani all’inizio avevano paura forse di specchiarsi e di ritrovarsi in qualche modo negli anziani. Sono emersi moltissimi elementi preziosi, è un’esperienza che rifarei. Vedere la graphic novel pubblicata alla fine è stata per tutti una grande soddisfazione».

Un’occasione per incontrare i protagonisti di questo progetto, che in ogni aspetto valorizza la collaborazione e il lavoro di squadra: il 27 aprile alle 10,15 nello Spazio incontri della Fiera del libro. A maggio poi la graphic novel «Vite Sospese» sarà presentata anche nello Spazio Terzo Mondo di Seriate e a Pradalunga.

Al centro di un lavoro come questo c’è la cura delle relazioni: «Insieme - scrive Adriana Lorenzi - giovani e anziani hanno coltivato, grazie alla narrazione orale e scritta, l’arte dei rapporti umani, l’arte della collaborazione, della partecipazione, dell’ascolto e dell’attenzione. I giovani hanno ammesso l’incapacità di accettare la loro vita e gli anziani hanno continuato a ripetere di essere, in fondo, contenti di quella che hanno vissuto. Intanto sono stati vicini gli uni agli altri. E per i più giovani la scintilla del laboratorio di scrittura potrà accendere la luce per il tempo che verrà».

Vicende parallele

L’autrice Isabella di Leo ha accolto volentieri l’idea di questa graphic novel, anche per merito di una sensibilità particolare maturata dalla sua personale esperienza di sofferenza e rinascita: ha avuto un cancro al seno e ha raccontato la malattia e il suo percorso di guarigione in chiave ironica nella sua prima graphic novel «Triplo Guaio» (BeccoGiallo).

«Ho pensato - chiarisce - che potesse esserci un parallelismo tra la storia di questi ragazzi e la mia, anch’io sono passata attraverso una difficoltà e l’ho superata. Mi piace raccontare storie di persone seguendole nella loro quotidianità. In questo fumetto ho fatto una sintesi dei diari scritti da Adriana Lorenzi, salvaguardando il percorso ma anche la privacy delle persone coinvolte».

Sono ragazzi abituati a non essere visti, a scivolare tra le pieghe della vita senza che nessuno si accorga di loro, anche per questo, prosegue Isabella, «aspettavo con ansia il loro feedback, e sono stata felice di sapere che il risultato è piaciuto. Ci tenevo che fosse tutto come loro desideravano. Mi sono appassionata alle loro storie e spero di trasmetterlo anche a chi legge, e di lasciare un messaggio positivo: cambiando punto di vista, mettendosi al centro della propria vita, un appiglio si può trovare. La vita può essere uno schifo ma non è per forza tutto nero, anche se la partenza non è delle migliori. La situazione può sempre migliorare, e saperlo fa bene».

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