Eleganza e artigianalità, a Milano Cividini e Gregis - Foto

Alla Settimana della Moda. I due brand bergamaschi sempre presenti. Al centro il savoir-faire, l’eccellenza della manifattura, il genio artistico.

«Arbiter elegantiarum». Gli antichi con questa espressione definivano chi era intenditore di cose di buon gusto e chi, specialmente nel vestire, era considerato modello di eleganza. «Il concetto è molto personale ma si può dire che nel tempo si sia consolidata una concezione universalmente riconosciuta che si basa su alcuni capisaldi quali la qualità dei materiali, l’eccellente manifattura, un design senza tempo e sobrietà dei colori» spiegano Miriam e Piero Cividini, a Milano con una nuova collezione autunno-inverno, presentata durante la Settimana della Moda, che ha voluto appunto definire delle linee guida di raffinatezza e contemporaneità.

Qualche esempio? Il cappotto è ampio ed avvolgente, a doppio petto come una vestaglia in tessuto a pelo lungo di alpaca, di gabardine di lana stretch o di panno di lana e cashmere o al contrario lineare, allungato e con collo a camicia e lunghi spacchi laterali in panno di baby alpaca a quadri. Poi ci sono la giacca, di misura contenuta e corta con 4 tasche, e il blazer, over e di foggia maschile.

Due gli abiti iconici inseriti in collezione dalla maison bergamasca: il primo, un camicione in seta stampata a losanghe con ramage in diagonale e cintura da annodare, il secondo invece è militareggiante con collo a camicia e ampia canna al centro davanti in cady di poliestere. Spazio anche alla minigonna che sorprende con il suo effetto multistrato.

Al centro sempre e comunque la maglieria, la donna Cividini per la stagione fredda preferisce il pantalone che ritrova in diverse declinazioni: cargo, ampio sportivo con grandi tasche applicate; maschili dalla linea ampia e diritta o con la cintura con elastico ma anche ampi con elastico sull’orlo in velluto froissè.

Se Cividini ha raccontato la collezione con una presentazione in showroom, resta in passerella Daniela Gregis, storica stilista bergamasca sempre potente nel suo modo di raccontare la moda. Al Museo diocesano di Milano la designer mercoledì 22 febbraio ha prediletto il bianco e il nero, linee morbide e avvolgenti, l’intensità del rosso - tra righe e tartan - e un vestire che diventa arte, disegnata, ricamata, impressa con il suo segno.

Uno stile inconfondibile, sia nelle forme sia nella progettazione artigianale che sta alla base dei capi della designer di Città Alta, sempre attenta alla ricerca, a una spiccata voglia di contemporaneità. «Ogni abito è un quaderno di appunti - scrive Daniela Gregis in quel suo comunicare silenzioso che la contraddistingue -. Note arcobaleno attraversano il vuoto della pagina in una costellazione di composizioni. Suoni e colori si imprimono sui fogli come appunti di un diario di bordo e vestono gli uomini di viaggi e di storie che esistono attraverso lettere, simboli, tracce e pensieri». Ed è così che il linguaggio che imprime sulle sue forme si trasforma in significato.

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