«Ho visto quel sub con la testa in acqua. La macchina dei soccorsi impeccabile»

LA TESTIMONIANZA. Si sta riprendendo il sommozzatore di Osio Sotto ripescato dalle acque del Sebino. Parla il medico che mentre era a pesca lo ha notato e lo ha trascinato a riva per poi ossigenarlo.

Uno dei due sommozzatori è stato rimandato a casa, l’altro invece resterà in osservazione in camera iperbarica fino a domani, ma si sta riprendendo dopo la disavventura vissuta nelle acque del lago d’Iseo.

Un incidente subacqueo che si sarebbe potuto trasformare in tragedia, quello vissuto da un 58enne di Osio Sotto e da un 51enne di Treviglio, se non fosse stato per una serie di fortunate coincidenze e per l’efficiente macchina dei soccorsi presenti sul territorio. È a questa la concatenazione di fattori che Francesco Seneci, medico di 35 anni originario di Iseo, ha fatto riferimento nel ripercorrere gli istanti in cui, nella tarda mattinata di domenica, ha capito che c’era un’emergenza e si è precipitato a soccorrere uno dei due sub riemersi su due speroni di roccia lungo la sponda bresciana dell’alto Sebino dopo aver avuto un problema in profondità.

«Con il binocolo ho visto due sommozzatori che avevano effettuato una riemersione di fortuna: uno si trovava riverso su uno scoglio, a pancia in giù e con il capo in acqua, inerte».

«Ero uscito in barca a pescare – spiega il medico, che lavora nel reparto di Rianimazione polifunzionale del Civile e a bordo delle ambulanze del 118 di Brescia –, mi trovavo al largo quando ho sentito alcune grida di aiuto provenire dalla riva. Con il binocolo ho visto due sommozzatori che avevano effettuato una riemersione di fortuna: uno si trovava riverso su uno scoglio, a pancia in giù e con il capo in acqua, inerte. L’altro invece era circa duecento metri più a nord: aveva cercato di “accompagnare” il collega nella risalita e stava cercando di risalire verso la ciclopedonale, dove c’erano alcuni pedoni che si sbracciavano per chiedere aiuto. Ho immediatamente contattato il 112 e fornito le coordinate del luogo, dato che ci trovavamo a cinquecento metri di distanza dall’abitato di Vello di Marone, in una zona raggiungibile solamente dal lago».

Il medico si è avvicinato in barca, ma poi ha dovuto entrare in acqua per raggiungere il sommozzatore che aveva perso conoscenza e trascinarlo a riva, grazie all’aiuto di uno dei presenti. «Gli ho sfilato a fatica le bombole e l’ho girato per prestargli i primi soccorsi e ossigenarlo prima con la sua bombola, che era al 50%, e poi con la bombola che ci ha passato un altro sub – prosegue –. Sono rimasto sempre in contatto con la centrale operativa, che ha allertato l’elisoccorso di Bergamo e il Città di Brescia, affinché preparassero la camera iperbarica».

Quando il 58enne ha ripreso i sensi è stato caricato sul gommone dei Vigili del fuoco di Monte Isola, dato che l’elicottero non riusciva a verricellarlo da quella zona impervia, ed è stato portato fino alla spiaggia di Vello, da cui è partito in eliambulanza diretto a Brescia.

«Se le cose sono andate come sono andate è grazie al grande lavoro di squadra svolto da quella che viene chiamata “catena della sopravvivenza” – conclude Seneci -. In pochi minuti sul posto c’erano i Vigili del fuoco con mezzi da terra e da lago, l’ambulanza di Sale Marasino e l’automedica di Sarnico, la motovedetta dei carabinieri e l’elisoccorso decollato da Bergamo. Nel giro di un’ora il sub in condizioni più gravi era in camera iperbarica e per una patologia come quella da decompressione, che è tempo-dipendente, non è una cosa scontata».

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