Ricerca del gas, confermati i permessi in pianura: nei giacimenti 300 milioni di metri cubi

Pianura bergamasca. Confermata l’autorizzazione alla Pengas per la ricerca nel territorio fra Treviglio e Calcio. Una richiesta per Torre Pallavicina.

Nella pianura bergamasca potrà ricominciare la ricerca del gas metano su una vasta area di territorio. A renderlo noto è il «Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse», di cui il ministero per la Transizione ecologica ha appena pubblicato l’aggiornamento di ottobre, con l’elenco di tutti i titoli minerari vigenti. La novità è che la «Pengas», società specializzata nella ricerca e produzione di idrocarburi liquidi e gassosi (con uffici amministrativi a Milano e sede operativa a Roma) si è vista confermare l’area di 539,4 chilometri quadrati per la quale detiene, al 100%, un permesso di ricerca di gas metano denominato «Calcio».

La maggior parte di quest’area, per un totale di 340,3 chilometri quadrati, insiste proprio nella pianura bergamasca: copre la fascia di terreno fra Treviglio e la Bassa orientale. La rimanenza rientra nel Cremasco (per 74,92 chilometri quadrati) e nel Bresciano (per 124,28 chilometri quadrati). La Pengas è titolare del permesso di ricerca dal 2011 e aveva inizialmente richiesto l’autorizzazione per lo scavo a Fontanella di un pozzo denominato «Fontanella 1». Un pozzo, come si legge sulla relativa documentazione, «della profondità prevista di circa 2mila metri, in grado di garantire una produzione di gas metano di circa 30mila metri cubi al giorno». Successivamente, però, questo permesso era stato sospeso in attesa, come riportato sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi, di alcune autorizzazioni fra cui proprio quella «per la perforazione del pozzo Fontanella 1».

In questo periodo in cui crisi energetica e rialzo del costo del gas metano sono argomenti quotidiani, si è sentito spesso parlare anche di siti di stoccaggio del gas

Il periodo della sospensione era cessato nel 2020 e ora che l’area di ricerca è stata confermata, tutto potrà rimettersi in moto. Compresa la ricerca di zone dove perforare nuovi pozzi per l’estrazione del gas metano. E molto probabilmente tutto sarà velocizzato dalla volontà del governo, a fronte della crisi energetica in corso, di accelerare per quanto riguarda la produzione nazionale di metano. All’area della pianura interessata dal permesso di ricerca «Calcio» è stata riconosciuta una capacità di 141 milioni di metri cubi di gas. C’è anche la Exploenergy, azienda di fornitura di gas di San Donato Milanese, ad aver chiesto l’autorizzazione (ma non l’ha ancora ottenuta) di cercare gas nella pianura bergamasca. La sua istanza di ricerca, denominata «Corzano», riguarda un’area che interessa la nostra provincia solo per 0,52 chilometri quadrati e, precisamente, il paese di Torre Pallavicina. In questo periodo in cui crisi energetica e rialzo del costo del gas metano sono argomenti quotidiani, si è sentito spesso parlare anche di siti di stoccaggio del gas.

C’è n’è uno che interessa in parte anche la Bergamasca, per una superficie di 4,87 chilometri quadrati (i rimanenti 37,44 chilometri quadrati nel Cremasco), e che arriva a estendersi sotto la fascia di territorio fra Caravaggio, Mozzanica e Isso. Si tratta di uno stoccaggio di gas naturale della capacità di 1,8 miliardi di metri cubi.

Lo stoccaggio naturale è un processo che consiste nell’iniezione di gas naturale nella roccia porosa di un giacimento esaurito che già lo conteneva, riportando quindi il giacimento, in una certa misura, al suo stato originario. A gestire questo stoccaggio di gas (la cui concessione porta il nome di «Sergnano») è la Stogit (Stoccaggi gas italiano), del Gruppo Snam, considerato il principale operatore nazionale nel settore dello stoccaggio di gas naturale.

Secondo i dati forniti dal ministero della Transizione ecologica, la Provincia di Bergamo consuma all’anno circa 1,362 miliardi di metri cubi di gas metano

Mettendo insieme «Calcio» e «Corzano» la Bergamasca arriverebbe ipoteticamente ad avere una capacità estrattiva di gas metano pari a quasi 300 milioni di metri cubi. Anche se potesse tenerlo tutto per sé (cosa ovviamente impossibile), la quantità non basterebbe a farle raggiungere l’autonomia energetica dal punto di vista del gas metano. La cifra di 300 milioni di metri cubi è, infatti, molto lontana dai consumi della nostra provincia. Secondo i dati forniti ancora dal ministero della Transizione ecologica, la Provincia di Bergamo consuma all’anno circa 1,362 miliardi di metri cubi di gas metano: 502 milioni servono al settore industriale, 860 milioni finiscono nelle reti di distribuzione e, quindi, nelle case.

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