Hanno vissuto in Bergamasca 4 vittime del crollo di Firenze

VAL CALEPIO. Avevano abitato a Palazzolo, ma hanno soggiornato anche nella nostra provincia. Non è ancora chiaro per conto di chi lavorassero.

Emergono nuovi, seppur frammentari dettagli sulle vite degli operai rimasti vittime del crollo di Firenze e arrivati nel cantiere del nuovo supermercato Esselunga dai paesi al confine tra la Bergamasca e il Bresciano.

Non era solo il 43enne di origini marocchine Taoufik Haidar ad avere legami con la nostra provincia: anche il 54enne tunisino Mohamed Toukabri e il 24enne marocchino Mohamed El Ferhane si sarebbero spostati a vivere tra la città di Bergamo e la Valcalepio.

E lo stesso potrebbe aver fatto anche il 56enne Rachimi Bouzekri, il cui corpo è stato trovato dopo 96 ore di ricerche tra le macerie di via Mariti. Ricostruire i loro spostamenti non è semplice e le informazioni arrivano in ordine sparso dai conoscenti, dagli enti e dalle sigle sindacali che attendono l’aggiornamento delle loro posizioni lavorative, dato che i dati devono essere comunicati dalle imprese alle casse edili entro la fine del mese successivo a quello in cui avviene la stipula del contratto. E mentre i familiari piangono le vite spezzate dal cedimento di una trave che la mattina del 16 febbraio ha fatto crollare a catena tre solai, tra la Bergamasca e il Bresciano a cinque giorni da quella tragedia Taoufik Haidar, Mohamed Toukabri, Mohamed El Ferhane, e Rachimi Bouzekri sono i «fantasmi» di un sistema lavorativo che li ha portati alla morte.

Ciò che è certo è che tutti e quattro si conoscevano e gravitavano attorno alla macelleria «Assalam» di Palazzolo, dove per più o meno tempo avevano vissuto. Dalla cittadina sulla sponda bresciana del fiume partivano prima dell’alba alla volta di uno o dell’altro cantiere per guadagnarsi da vivere e per dare un futuro alle loro famiglie. Così faceva Taoufik Haidar, che dalla fine del luglio scorso si era trasferito a Chiuduno, registrandosi all’anagrafe del Comune. Quello che avanzava dallo stipendio lo mandava a casa, in Marocco, dove lo piangono la moglie e i due figli.

Sia il 43enne che il 54enne Mohamed Toukabri – confermano le sigle sindacali – erano stati stipendiati da diverse imprese nella Bergamasca, una delle quali sarebbe stata coinvolta in alcune lavorazioni proprio nel cantiere teatro della tragedia di venerdì scorso. Entrambi erano stati iscritti alla Cassa edile di Bergamo e Haidar fino alla fine dello scorso novembre risultava tesserato con la Fillea-Cgil di Bergamo.

Dopo aver vissuto a Palazzolo sull’Oglio, proprio sopra quella macelleria che ha aperto una raccolta fondi per sostenere la sua famiglia in Marocco, Haidar si era spostato a Chiuduno, mentre sembra che Toukabri stesse abitando in città a Bergamo. Anche El Ferhane si sarebbe spostato in Bergamasca, forse per avvicinarsi ai colleghi con cui partiva prestissimo per andare a lavorare nei cantieri, compreso quello da cui i quattro operai non hanno più fatto ritorno e sul quale ora indaga la Procura di Firenze.

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