Ma se la frana cadesse?
«Avremmo il tempo di dare l’allarme»

Parla il geologo Nicola Casagli, responsabile del centro di competenza Protezione civile nazionale: «Il sistema di monitoraggio è ottimo: invito alla calma».

Dopo il sopralluogo di sabato, dal suo laboratorio all’Università di Firenze Nicola Casagli, docente di geologia applicata e responsabile del centro di competenza del Dipartimento nazionale della Protezione civile, continua a restare in contatto con Regione Lombardia e con Sergio Santambrogio, il geologo incaricato dai tre Comuni di Tavernola, Vigolo e Parzanica di verificare il movimento della frana che dal monte Saresano rischia di cadere sul cementificio e di finire nel lago.

Nominato di recente dal ministero dell’università e della ricerca presidente dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale, Casagli è abituato a studiare e monitorare frane in tutta Italia: quella di Tavernola «non è certo la più pericolosa, ma ha la particolarità di trovarsi a ridosso di un lago, una variabile di cui dobbiamo tenere conto».

E invita a mantenere la calma: «Quanto sta avvenendo sul lago d’Iseo merita una soglia di attenzione alta, perché stiamo parlando di una frana grande». Dalle stime su cui sabato il tavolo tecnico convocato dalla Prefettura di Bergamo ha trovato una condivisione: «Atiamo parlando – aggiunge Casagli – di un milione e mezzo di metri cubi di materiale che si sta muovendo a velocità costante. Dobbiamo quindi continuare a tenerla sotto costante osservazione ed è già stato fatto quel che serviva, cioè sgomberare ciò che sta al di sotto della frana: lo stabilimento ha interrotto le attività, e le strade che la attraversano sono state chiuse al traffico». Altri provvedimenti dovranno essere presi nel caso in cui la frana accelerasse: «Non sta a me dire ai sindaci quali ordinanze predisporre, perché il mio è un ruolo puramente tecnico, tuttavia – aggiunge –: possiamo dire alla cittadinanza con estrema chiarezza che il sistema di monitoraggio attualmente installato è molto sofisticato e permette di cogliere i “precursori”, cioè i segnali in base ai quali capiremo che è in atto l’accelerazione della frana».

Il sistema di monitoraggio è costituito dai sensori installati dalle varie proprietà della cementeria: a partire dal 1971, la rete di controllo è stata via via implementata dopo la frana del 1985, dopo quella nel 2010 e poi ancora, nel 2018, da Italsacci. A questo sistema si è aggiunto il radar da terra posizionato giovedì sull’area a lago di Tavernola per conto della Provincia di Bergamo in grado di verificare puntualmente ogni possibile movimento. «Tutti questi strumenti – sottolinea Casagli – ci consentiranno di creare dei modelli in grado di prevedere il comportamento della frana, ma su una cosa possiamo già essere certi: non cadrà all’improvviso, e della frana potrebbero scivolare verso il basso solo alcune porzioni; se anche dovesse collassare per intero, avremo almeno diverse ore di anticipo per garantire la sicurezza della popolazione».

Gli aspetti ancora incerti riguardano invece la quantità di materiale, la sua velocità e la sua direzione: «Fino ad oggi stiamo parlando di stime e di valutazioni empiriche, non supportate da dati certi e precisi: ecco perché da sabato stiamo ragionando su delle stime che dovranno essere elaborate sulla base di misurazioni approfondite per confluire poi in possibili scenari di rischio». Tra questi rientra anche il possibile ingresso in acqua della frana: tutti vorrebbero sapere quanto sarà alta l’onda generata dal materiale che finirà nel lago, ma su questo aspetto il geologo della Protezione civile nazionale è categorico: «Dare un numero oggi non ha senso: dobbiamo prima valutare quanto materiale si staccherà dalla montagna, quanto se ne fermerà lungo le strade e nei piazzali del cementificio, e a quale velocità arriverà nel lago. Senza questi elementi, ogni ipotesi non ha significato e non sarebbe serio». Ammette però che ogni scenario va preso in considerazione: «Io ritengo assolutamente improbabile che la frana cada tutta insieme nel lago, ma, sulla base delle conoscenze attuali, non possiamo dire che questa eventualità sia impossibile. Soltanto in base ai modelli matematici e fisici potremo dire se questo scenario è certo, impossibile o rinviabile».

A lavorare su questi modelli previsionali sono lo stesso Casagli, il geologo Santambrogio e l’Università Bicocca di Milano. «Tra mercoledì e venerdì – ha detto ieri a Tavernola l’assessore regionale alla Protezione civile Pietro Foroni – avremo in mano questi modelli previsionali. Se, come tutti ci auguriamo, registreremo una stabilizzazione del fenomeno, valuteremo interventi di un certo tipo, altrimenti predisporremo eventuali piani di evacuazione per mettere in sicurezza la popolazione». La speranza deriva anche dalle misurazioni che ieri hanno consentito alle famiglie che vivono nella località Squadre di Vigolo di tornare nelle loro case».

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