Ardesio, boschi uccisi dal Bostrico, è l’eredità della tempesta Vaia

Centinaia di alberi abbandonati dopo il nubifragio del 2019 hanno favorito la diffusione dell’insetto: «divorate» centinaia di piante.

Che sia effetto della tempesta Vaia che ha investito anche la bergamasca due anni or sono? Sembra proprio di si. Il turbine, con folate di vento fortissime, abbattè allora migliaia di alberi, soprattutto abeti rossi, anche nei boschi delle valli bergamasche. Alberi che, in buona parte, soprattutto nelle zone più impervie, sono rimasti al suolo: troppo costoso portarli via, soprattutto per i proprietari privati, e ridotti al lumicino i boscaioli. Proprio questa situazione, con tanti alberi al suolo in deperimento , sembra aver favorito, unitamente a inverni miti, il propagarsi a dismisura del bostrico, che ha attaccato quest’anno i boschi, provocando la morte di centinaia di abeti. Con conseguenze gravissime per l’equilibrio ecologico, così come per tutte quelle provvidenze che un’abetaia è in grado di offrire agli animali, all’uomo, alla bellezza del paesaggio.

Del fatto ne è convinto anche il tecnico forestale AndreIl a Bertagnolli, che opera in val di Fassa, che ha paragonato l’effetto bostrico per gli abeti, dopo la tempesta Vaia, simile a quello del Covid 19 per le persone. Il bostrico, nome latino Ips typographus, è un insetto dell’ordine dei coleotteri e della famiglia dei curculionidi. Nel corso di questa primavera in alta valle Seriana ha attaccato boschi a Gromo , zona Coren del Cucì e Redondo, a Gandellino, zona Coren Negher, a Valbondione, strada per Lizzola.

Ma è soprattutto nel territorio di Ardesio che ha provocato i maggiori danni, portando alla morte centinaia di abeti nei boschi a valle dei prati della contrada Cacciamali e lungo tutta la Valcanale. Qui innumerevoli alberi morti in piedi a causa del bostrico si notano a strisce sulle pendici del monte Secco, a destra e a sinistra della Val Las, sui pendii della Corna Rossa appena sopra l’abitato di Valcanale, lungo la sterrata che porta al rifugio Alpe Corte e lungo il sentiero che dal rifugio porta al pascolo di Zulino. Uno spettacolo desolante, un vero disastro ambientale. Che si può fare? Dice in merito il tecnico forestale, Adriano Pasini, direttore del Consorzio forestale «Alto Serio» che ha in gestione pascoli e boschi comunali di Villa d’Ogna, Oltressenda Alta, Ardesio, Gandellino, Gromo, Valgoglio e Valbondione:

«Conosciamo la situazione, l’abbiamo segnalata ai Comuni di competenza che intervengono con fondi propri o contributi regionali o statali per la sanificazione delle aree bostricate. Purtroppo gli interventi spesso non sono immediati a causa di lungaggini burocratiche, mancanza di fondi adeguati, ditte boschive ridotte al lumicino e boschi infetti appartenenti a privati, che spesso non hanno la possibilità economica per interventi di sanificazione. Da uno studio effettuato in Valcamonica, dove la diffusione del virus è estesa, sembra che a causa e della tempesta Vaia e degli ultimi inverni non freddi, la diffusione del bostrico sia schizzata dal valore di uno fino a superare il dieci. Così è avvenuto da noi. Aggiunge a proposito il sindaco di Ardesio Yvan Caccia: «Conosciamo bene la situazione. Già dopo la tempesta Vaia grazie a un contributo statale siamo intervenuti lungo la strada comunale per Valcanale, tagliando centinaia di abeti bostricati. Un taglio con accurata pulizia del versante montano. Stessa cosa è stata fatta da privati a destra e a sinistra della Valle Las. Abbiamo ora chiesto a Regione Lombardia un contributo straordinario di 800 mila euro per continuare l’opera di bonifica».

Le larve del bostrico si nutrono del legno scavando sotto corteccia gallerie. Nutrendosi di tessuti sottocorticali provocano la morte dell’albero.

Dice ancora Adriano Pasini: «Anni orsono i Comuni e i privati, di concerto con il Corpo Forestale dello Stato in primavera e in autunno provvedevano a far tagliare gli abeti “deperenti” o malati. In tal modo si garantiva maggior salute al bosco che era sempre pulito anche perché i montanari portavano a casa anche le ramaglie per bruciare nelle stufe o nei caminetti. Questo oggi non avviene più, anzi i boschi spesso non vengono tagliati per anni e quindi si indeboliscono. “Non appena si notano alberi attaccati da bostrico - conclude Pasini - bisognerebbe tagliarli immediatamente, portar via i tronchi e dare alle fiamme rami e corteccia in sicurezza. Purtroppo per una serie di motivi legati alla burocrazia, alla mancanza di fondi per intervenire, alla difficoltà di reperire i privati proprietari dei boschi e alla scarsità delle ditte boschive, questo non avviene».

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