Conquista la vetta dell’Aconcagua, come il padre vent’anni prima

ONETA. Daniele Carobbio, operaio 26enne, a fine novembre insieme ad altri due compagni è partito alla volta dell’Argentina, dove ha raggiunto la vetta di 6.962 metri delle Ande, come aveva fatto suo padre Fabio nel 2003.

«Alle 10,09 del 15 dicembre ero in cima all’Aconcagua, 6.962 metri». Ha annunciato così sul suo profilo Facebook, il successo della sua ascesa Daniele Carobbio, operaio 26enne di Oneta. A fine novembre, insieme ad altri due compagni, è partito alla volta dell’Argentina con l’obiettivo di raggiungere la vetta più alta della Cordigliera delle Ande, proprio come aveva fatto suo padre Fabio nel 2003.

«Sono da sempre stato uno sportivo – racconta il ragazzo, che vuole diventare guida alpina –. Lo sci alpinismo mi ha rapito quando ero un ragazzino, e da sempre ho respirato l’atmosfera di montagna, con mio padre tecnico del Soccorso alpino. La possibilità di provare a salire sull’Aconcagua si è concretizzata a luglio, quando i miei amici e compagni di scalate, Andrea Begnis e Andrea Bertorello, hanno accolto la mia proposta di spedizione. C’era salito mio padre, e sin da bambino ho sentito parlare di questa montagna. Da lì è iniziato tutto l’iter per ottenere i vari permessi e la fase di allenamento. Avevo già un livello buono, si è trattato principalmente di macinare nelle gambe tanto dislivello, e l’ho fatto andando sulle montagne bergamasche, in particolare sull’Alben, sopra casa. Ma anche molte ore con grossi zaini in spalla, tante giornate sopra i 3.000 metri fino alla vetta del monte Bianco, dove sono salito e sceso in giornata». Il 30 novembre il via alla spedizione, durata tre settimane.

«Sulla montagna abbiamo trascorso quindici giorni – prosegue –, necessari per avere un ottimo acclimatamento e la possibilità di provare la vetta. L’ostacolo che tutti temono in queste avventure d’altissima quota è il mal di montagna. Io ero alla mia prima esperienza, mentre i miei compagni avevano già avuto modo di provare il loro corpo in altura, ma per me è andata bene. Andrea Begnis proprio per questo non è stato bene, e ha preso la saggia decisione di abbandonare la salita. Io ed Andrea Bertorello abbiamo invece raggiunto la vetta»

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