Tragico incidente nel cantiere in Svizzera, Valbondione piange Mirko Semperboni

IL DRAMMA. L’operaio di 43 anni è morto mercoledì nel Canton Ticino: lavorava con un dumper che si è ribaltato. Frontaliere da qualche anno, lascia la mamma e un fratello.

È morto schiacciato dal mezzo di lavoro che stava guidando per trasportare del materiale e che, per cause ancora da accertare, si è ribaltato su un fianco. Mirko Semperboni, 43 anni di Valbondione, è l’ennesimo morto sul lavoro della nostra provincia, il 23esimo dall’inizio dell’anno. L’infortunio ieri , 11 ottobre, poco prima delle 8 a Rodi Fiesso in Strada della Stazione, in Valle Leventina, nel Canton Ticino, in Svizzera.

L’incidente

Semperboni era alla guida di un dumper, un mezzo con cassone ribaltabile, e stava effettuando la posa di alcune condutture per conto di una ditta di Malvaglia, frazione del comune svizzero di Serravalle, per cui era lavoratore interinale.

All’improvviso il dumper si è rovesciato e Semperboni, caduto a terra, è rimasto schiacciato sotto il mezzo. Sul posto sono intervenuti agenti della Polizia cantonale, i pompieri di Biasca e dell’Alta Leventina e i soccorritori di Tre Valli Soccorso e della Rega, che non hanno potuto far altro che constatare la morte del 43enne a causa delle gravi ferite riportate. Per prestare sostegno psicologico ai colleghi di lavoro è stato richiesto l’intervento del Care Team, un servizio cantonale che interviene nell’urgenza (su attivazione della polizia e dei servizi ambulanza) a supporto delle vittime di un evento traumatico.

Rintocchi di campane in paese

La notizia della morte del giovane operaio è arrivata a Lizzola, frazione di Valbondione dove vivono la mamma e il fratello di Semperboni, in tarda mattinata. Il parroco don Michele Alessandro ha suonato le campane a morto e ha visto la mamma di sfuggita: Elisabetta Frani e il figlio Thomas, di qualche anno più giovane di Mirko e anche lui operaio edile, abitano in via San Bernardino proprio vicino alla chiesa. Madre e figlio sono partiti per la Svizzera e non è ancora possibile sapere quando potranno riportare a Lizzola la salma. Le indagini sull’infortunio sono affidate alla Polizia cantonale.

Mirko Semperboni da qualche anno faceva il frontaliere e dal lunedì al venerdì viveva a Bellinzona, per poi tornare a Lizzola nel fine settimana per stare con la famiglia. Il papà è morto 12 anni fa per una malattia mentre la mamma è molto conosciuta in paese perché aveva una merceria, chiusa tre anni fa per problemi di salute.

Il ricordo sui social

Mirko era piuttosto riservato e a Lizzola non si vedeva molto. Sul suo profilo Facebook è evidente la sua grande passione: la Juventus, di cui era tifosissimo. A ricordarlo, ieri sui social, il consigliere comunale di Valbondione Walter Semperboni, suo caro amico: «Avete presente un Amico, quello con cui si è fatto tutto assieme, pur avendo un’età ben diversa. – ha scritto su Facebook–. Io attaccavo bottone, ero quello simpatico, lui il bello. Il Car in Toscana, partiti da Lizzola e arrivati a Scandicci, io vestito da sergente entrando in caserma mi raccomandai che ti trattassero bene. Il giuramento nei Paracadutisti, con la tua fidanzata, con Thomas e Peter, giornate indimenticabili. Come il giuramento ad Aosta di tuo fratello, dove dovetti scappare (ne avevo combinata ancora una delle mie) e tu con l’auto a cercarmi. Le serate al “Jamhin”, entravamo e in un batter d’occhio ci buttavano fuori. Allo stadio a guardare la Juve, tu tifavi, io avevo i calzini dell’Inter. Il Giro d’Italia per tifare il Pirata, ma il Pirata lo avevano fermato. L’incidente in autostrada andando al giuramento di Diego. Le sere in casa tua a cenare e guardare film. I sabati a Bergamo a fare lampade e tu a tagliare i capelli dal miglior barbiere della città. Gli apericena a 15 euro e io ti dicevo come fosse meglio tornare al paesello. I fine settimana ad Asti, al ristorante della tua morosa. Poi un periodo di stanca, come nelle migliori amicizie. L’ultima volta ti ho visto con tua mamma 5-6 mesi fa in Comune. Tua mamma mi disse “a de fö che ol ghe fö ol Mirko in machina”. Avevamo bevuto un caffè. Ed ora... Non ti dimenticherò sei stato l’Amico!».

Tanti i messaggi di cordoglio giunti ai parenti del 43enne: una famiglia, ricordano in molti, segnata dalle tragedie. Il 7 febbraio 1988 lo zio materno Giovanni Frani, volontario pattugliatore delle piste, morì travolto da una valanga staccatasi dal Rambasi, mentre, prima di aprire gli impianti al pubblico, stava effettuando un ricognizione delle piste di Lizzola. Era molto affezionato al piccolo Mirko, che allora aveva solo 8 anni. Il giorno dei funerali la bara venne portata in spalla da una rappresentanza di pattugliatori in divisa nazionale Fisps giunti da altre stazioni sciistiche di tutta la Lombardia.

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