Caritas, da 40 anni risposta ai poveri

L’ANNIVERSARIO. A Bergamo nasceva nel 1975. Tra le figure più significative il primo direttore don Sergio Adelasio. Oggi 130 Caritas parrocchiali e 80 centri di ascolto. Dalle mense ai dormitori al Fondo famiglia lavoro. Don Claudio Visconti: «Lavoro enorme sul territorio».

Quarant’anni: non è semplice raccontare in poche righe una storia lunga e ricca. Meglio lasciare la parola a testimoni che hanno condiviso questo percorso e hanno contribuito a far diventare la carità un’attenzione quotidiana espressa dalle comunità cristiane diocesane. La Caritas diocesana bergamasca nasce ufficialmente nel dicembre del 1975, anche se i primi passi li muove l’anno precedente: la fondazione è voluta da don Luigi Merelli, l’allora vicario episcopale per gli Organismi pastorali, a cui nel 1978 succederà monsignor Achille Belotti.

«Tra le figure più significative il primo direttore don Sergio Adelasio, scomparso nel 1986 – ricorda monsignor Belotti -. È stato uno dei pilastri. Aveva un’attenzione speciale per i poveri. Ha sofferto molto per la sua malattia vissuta però sempre come servizio evangelico: “La mia sofferenza e l’impegno in Caritas sono il mio altare” diceva. Ha rappresentato il cuore della Caritas, e ha preparato il terreno per chi l’ha succeduto, prima don Vittorio Nozza, poi don Giuseppe Monticelli e monsignor Maurizio Gervasoni che erano professionalmente preparati per migliorare l’organizzazione». Don Belotti ricorda che «erano gli anni in cui le comunità erano attente agli aspetti della liturgia e della catechesi, meno alla carità non ancora considerata parte integrante della Chiesa, così come invece Papa Francesco non smette di ricordare. Abbiamo lavorato molto per sensibilizzare le parrocchie». Allora erano presenti in Caritas numerosi obiettori di coscienza: «Era importante lavorare per la loro formazione» ricorda don Belotti.

Primo presidente di Caritas nel 1987, monsignor Andrea Paiocchi, allora vicario episcopale, rammenta che in quel periodo si lavorò per lo Statuto, approvato nel 1988: «Andavo a trovare il vescovo Giulio Oggioni ricoverato all’ospedale, mi dettava articolo per articolo: aveva già tutto in mente». Tra le novità introdotte la raccolta fondi per le emergenze che era fino ad allora era demandata a L’Eco di Bergamo: «Incontrai don Spada a Schilpario per fargli digerire quella innovazione. Il giornale era in grado di raccogliere cifre impensabili oggi». Si riusciva già allora a fare molto: «Per il decimo anniversario del terremoto dell’Irpinia del 1980, ero stato a Calitri: quanto affetto ci è stato manifestato per l’impegno della diocesi di Bergamo». Intanto la struttura cresceva: «Il rischio che vedevo era quello di elefantiasi: un’organizzazione sempre più grande. Abbiamo fondato allora Diakonia, l’associazione che poteva gestire concretamente gli interventi, come braccio operativo di Caritas»

Da oltre 15 anni la Caritas è guidata da don Claudio Visconti di Bergamo: «In questi anni si è fatto un lavoro enorme di formazione e sensibilizzazione nel territorio che ha portato alla nascita di 130 Caritas parrocchiali e 80 centri di ascolto, che testimoniano come la carità sia espressione della comunità».

Oltre alle realtà parrocchiali la Caritas, nella linea del mandato dei vescovi Roberto Amadei e Francesco Beschi, ha posto alcuni servizi segno di attenzione alle povertà: «Dormitori, mense, case di accoglienza per donne che si sostengono attraverso la carità sono una risposta a livello diocesano ai bisogni che le parrocchie non possono assumere. Fondamentale è un secondo aspetto: attraverso il bilancio sociale che viene redatto ogni anno, leggiamo le nuove povertà emergenti. Da qui l’istituzione del Fondo famiglia lavoro e del nuovo fondo famiglia casa». Grande attenzione anche per le emergenze internazionali in Kosovo, Haiti e per le calamità come il terremoto in Abruzzo ed Emilia Romagna. Significativo l’impegno anche verso il fenomeno migratorio con la nascita di Casa Amadei gestita dalla cooperativa Ruah.

«In questi anni la Caritas ha acquisito grandi professionalità – sottolinea don Visconti - affrontando situazioni sempre più problematiche, è diventata un partner importante per le istituzioni con cui dialoga. Basti pensare all’emergenza profughi».

Caritas è stata anche una «palestra» per molti giovani che vi hanno lavorato quando hanno esercitato l’obiezione di coscienza. «Dal 1998 al 2004 molti hanno compiuto questa scelta ricorda don Claudio -. Dal 2004 il servizio di leva non è più obbligatorio, ma molti giovani si impegnano con il servizio civile volontario. Anche quest’anno da giugno saranno attivi 50 giovani nei nostri progetti che hanno vinto tutti il bando».

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