Dalla Diocesi un aiuto
a 2.000 famiglie

Sono state 1.167 le Card Soldo attivate da luglio a ottobre nell’ambito del progetto «Ricominciamo insieme», voluto dalla Diocesi di Bergamo. Ma nel giro di una settimana il dato toccherà quota 1.600. Dopo una partenza in sordina, in poche settimane le richieste sono aumentate e si mantengono costanti. «Dopo i primi mesi ci saremmo aspettati una flessione – dice don Roberto Trussardi, direttore di Caritas Diocesana –, in realtà la media delle tessere attivate è ancora di 400 al mese e si prevede che sarà così fino alla fine di dicembre, quando il progetto dovrebbe chiudere. Potremmo raggiungere alla fine del progetto 2.000 card. Oltre 2 mila famiglie che si trovano in una difficoltà, speriamo temporanea. Non vogliamo considerarli nuovi poveri, il Fondo è pensato proprio per aiutare a ripartire».

Sono state 1.167 le Card Soldo attivate da luglio ad ottobre nell’ambito del progetto «Ricominciamo insieme», voluto dalla Diocesi di Bergamo. Ma nel giro di una settimana il dato toccherà quota 1.600. Dopo una partenza in sordina, in poche settimane le richieste sono aumentate e si mantengono costanti. «Dopo i primi mesi ci saremmo aspettati una flessione – dice don Roberto Trussardi, direttore di Caritas Diocesana - in realtà la media delle tessere attivate è ancora di 400 al mese e si prevede che sarà così fino alla fine di dicembre, quando il progetto dovrebbe chiudere. Potremmo raggiungere alla fine del progetto 2.000 card».

Già utilizzati circa 2 milioni
Le ultime card, che verranno approvate entro il 31 dicembre, saranno utilizzate per tre mensilità da gennaio a marzo. Mentre a luglio sono state 98, ad agosto erano già 256, a settembre 393 e ad ottobre 420; fino ad ora il fondo è già stato utilizzato per una cifra che ammonta a quasi 2 milioni di euro. Entro dicembre la previsione è di impegnarne poco più di 3 milioni, a cui poi si aggiungeranno i contributi delle card di novembre e dicembre ancora da quantificare.

Il fondo voluto dalla Diocesi può contare su 5 milioni di euro, messi a disposizione da Diocesi, Caritas, Diakonia, Cei, a cui ne sono stati aggiunti altrettanti da parte di IntesaSanpaolo. Vi accedono le persone con entrate mensili uguali o inferiori a 400 euro, il contributo viene ricevuto per tre mesi al massimo, e varia da 600 a 1.200 euro al mese; niente denaro contante, ma una carta di credito abilitata al pagamento delle sole necessità primarie. «Questo perché quanto erogato deve essere utilizzato per acquistare solo beni non superflui» dice don Trussardi. Qualcuno (pochi invero) che ha tentato di comprare un televisore c’è stato, ma il meccanismo della carta non lo permette.

«Da un lato – chiarisce don Roberto – le persone che stanno arrivando non sapevano ancora dell’iniziativa della Diocesi, non sono in genere persone e famiglie che si rivolgono a Caritas. Per qualcuno ha contato anche una certa reticenza, una forma di vergogna che li ha portati a fare richiesta solo dopo aver visto che da soli non ce la fanno e hanno bisogno di una mano», a dimostrazione che dopo il periodo del lockdown non tutti hanno ripreso l’attività lavorativa.

C’è il rischio di un’emergenza sociale, per le persone che potrebbero scivolare in una situazione di perdurante difficoltà. Elemento fondamentale è la ripresa delle attività, in un momento in cui l’aumento dei contagi può portare a parziali chiusure. Altro dato significativo il fatto che la metà delle richieste arriva da famiglie italiane.

La previsione quindi è che entro la fine dell’anno saranno circa 2.000 le card emesse, a fronte di oltre 3.200 domande. Di queste non ne sono state accolte 350 perché provenienti da famiglie che appartengono ad altre Diocesi o non presentano i criteri richiesti (ci sono persone con redditi superiori a 3 mila euro nel periodo precedente l’emergenza sanitaria); altre 700 sono richieste incomplete e in attesa di essere approvate per mancanza di documentazione; infine altre 350 sono presentate da persone che non si trovano in difficoltà per il Covid, non hanno perso il lavoro per questo motivo, ma già in precedenza venivano aiutate da Caritas. Per rispondere ai loro bisogni c’è il fondo «Nessuno resti indietro».

«2 mila famiglie in difficoltà»
«I numeri delle richieste e le storie delle persone che arrivano a noi – sottolinea don Trussardi – attraverso le parrocchie parlano di una realtà di oltre 2 mila famiglie, che prima non conoscevamo. Famiglie che si trovano in una difficoltà, speriamo temporanea. Non vogliamo considerarli nuovi poveri, il Fondo è pensato proprio per aiutare a ripartire, per avere un sostegno che consenta di tornare ad essere economicamente indipendenti». Un aspetto che il direttore sottolinea è il lavoro che stanno facendo le parrocchie: «I volontari e i parroci stanno mostrando grande attenzione a chi vive nella comunità, i legami con il territorio sono molto forti».

Aiutate anche piccole imprese
Il fondo pensa anche a commercianti, artigiani, piccole imprese familiari con un massimo di 5 dipendenti e che abbiano subito un calo almeno del 50% del proprio reddito-fatturato a causa della situazione di emergenza. In questo caso potranno ottenere un microcredito (fino a 20 mila euro, da restituire in sei anni, a partire del secondo anno e senza interessi). «Fino ad ora sono circa 90 le domande presentate. Una sessantina già approvate» conclude don Roberto.

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