Dal campo alla tavola, 8 idee per la bioeconomia circolare

Dal bollino salva-freschezza per prolungare la vita di frutta e verdura agli scarti del pomodoro usati per sostituire le resine sintetiche nel confezionamento, fino alla valorizzazione dei residui di pesca del granchio blu: il settore agroalimentare è sempre più all'insegna della bioeconomia circolare grazie a startup innovative come le otto finaliste dell'investor Arena Meeting di BioInvestIT, l'investment forum ideato dal Cluster Spring e organizzato in collaborazione con European Circular Bioeconomy Fund, Bio4Dreams, Sace, Scientifica Vc e Terra Next.

L'iniziativa è partita a gennaio con il roadshow nazionale che ha toccato le città di Milano, Bolzano, Trieste, Torino, Genova, Napoli, e con una call online che ha permesso di raccogliere progetti e candidature di numerose realtà nazionali impegnate nel campo della bioeconomia. L'ultima tappa, in corso presso la sede di Sace a Milano, vede le otto startup italiane finaliste impegnate a presentare i propri progetti a una platea di venture capital specializzati, esperti di settore e manager di impresa.

Agreenet ha sviluppato un bollino salva-freschezza che rilascia gradualmente essenze naturali con proprietà anti-muffa nelle confezioni di frutta e verdura fresche. Tomapaint usa gli scarti della lavorazione industriale del pomodoro per produrre una bioresina naturale con cui sostituire le resine sintetiche nel settore del packaging. Relicta crea soluzioni di imballaggio sostenibili convertendo gli scarti della lavorazione del pesce in bioplastiche biodegradabili, compostabili e solubili in acqua. Coffeefrom si occupa di riciclare i fondi di caffè in materiali termoplastici, mentre Biochica valorizza i residui di pesca (con particolare attenzione al granchio blu dell’Adriatico) recuperando elementi come la chitina e il chitosano da riutilizzare in diversi settori, dall’agricoltura ai biomateriali, dalla nutraceutica alla cosmesi. Dnd Biotech sviluppa soluzioni per il biorisanamento di terreni, suoli agricoli e acque sotterranee contaminati, attraverso l’uso di biotecnologie e zeoliti. La startup Isuschem, nata dall’Università di Napoli Federico II, produce bioingredienti di alto valore da oli vegetali che provengono dagli scarti della ristorazione o da colture marginali come il cardo e il cartamo. Il progetto Garum, infine, sfrutta la fermentazione per ottenere condimenti sostenibili e naturali che possano sostituire il sale da cucina e i condimenti industriali.

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