Parisi, nella mia biografia il profumo della vita

Dalla erre moscia, che non gli ha mai dato grandi problemi e che anzi gli da' "un accento riconoscibile", al rosso dei tramonti dalle finestre di casa, e poi la capacita' di comprendere la matematica vissuta come un segreto personale, e ancora il '68, gli incontri con i protagonisti della fisica del '900 e il ruolo fondamentale che hanno avuto nelle ricerche, fino al Nobel: e' soddisfatto, Giorgio Parisi, del modo in cui si racconta nella sua biografia.

"La vedo bene, penso sia qualcosa che possa far capire il profumo delle cose che facevo", ha detto all'ANSA raccontando come e' nato il libro "Gradini che non finiscono mai. Vita quotidiana di un Premio Nobel", scritto con l'amico di sempre Piergiorgio Paterlini (La nave di Teseo, 304 pagine, 19 euro). "Conosco Piergiorgio Paterlini da 42 anni, e' amico con cui ci incontriamo ogni anno e nell'agosto dell'anno scorso, al mio compleanno, mi ha proposto di scrivere un'autobiografia a quattro mani. Avrei detto di no a chiunque altro, ma con lui ero sicuro che venisse fuori una cosa ben fatta".

E' cominciata cosi' una lunga serie di interviste telefoniche, in tutto circa 50 ore di registrazione nelle quali domande e risposte spaziavano dai ricordi di famiglia piu' lontani, visti con gli occhi di un bambino, ai tanti luoghi che hanno segnato le tappe della sua ricerca e i tanti traslochi, e la presenza fondamentale della moglie Daniella. Con lei si era trovato a parlare, passeggiando una sera, della complessita' del volo degli stormi che ha ispirato un filone cruciale delle sue ricerche.

Ci sono ricordi piu' descrittivi che si alternano a immagini brevi ed efficaci, come la musica che ascoltava quando era studente al liceo scientifico, i film preferiti e quelli che lo hanno turbato, le battaglie infinite e gli appelli per valorizzare la ricerca scientifica, dandole mezzi e finanziamenti adeguati.

"Il risultato e' molto vivace, e' un ritratto venuto bene e che fa vedere passioni e interessi di una persona che si occupa di scienza, e' un buon ritratto", ha detto Parisi. D'altro canto, ha aggiunto, "mi sono ritrovato a parlare di cose un po' personali, che racconti solo agli amici". Lo ha fatto con una "grande spontaneita' " che traspare in ogni passaggio del racconto della sua vita.

E' vivace e colloquiale anche lo stile, che si tratti della sua grafia ("un mio amico diceva che riuscivo ad avere una brutta calligrafia anche quando battevo a macchina") o delle ricerche sulla complessita' ("Non avevo capito proprio tutto, ma ricordo l'emozione, quanto ero colpito per aver ottenuto una cosa che aveva il sapore di una soluzione clamorosa e del tutto nuova, inaspettata anche per me").

Il risultato e' una vasta galleria di ritratti, dei tanti colleghi e amici, di figure importanti nella sua vita, come il suo "maestro" Nicola Cabibbo, e i ritratti efficaci dei suoi familiari, dai ricordi piu' antichi di genitori e zii, a quelli dei suoi figli e dei suoi nipoti. "In famiglia il libro lo hanno accolto bene, ma prima ho voluto che leggessero le bozze. Tutti sono stati molto contenti, specialmente i figli, che tante cose non le sapevano".
Per Parisi "la cosa piu' delicata e' stata mescolare cose scientifiche e non, per non fare qualcosa che fosse divulgazione: volevamo inserire la scienza in un romanzo".

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