Un satellite della Nasa non più operativo in caduta verso la Terra

L'Italia non è più tra le zone considerate a rischio per la possibile caduta di frammenti di Rhessi (Reuven Ramaty High Energy Solar Spectroscopic Imager), il piccolo satellite in disuso della Nasa in rientro incontrollato sulla Terra. Lo indicano le ultime previsioni aggiornate, elaborate dall'americana Aerospace Corporation. Gli esperti hanno anche rivisto l'orario dell'impatto con l'atmosfera, che dovrebbe avvenire il 20 aprile con un po' di anticipo rispetto a quanto previsto nei giorni scorsi: non più alle 3:00 ora italiana, ma all'1:00, con un margine di incertezza di circa tre ore.

Il satellite pesa meno di 300 chilogrammi e non è tra i più grossi detriti spaziali in caduta sulla Terra. "Cose così piccole bruciano nell'atmosfera una volta alla settimana, dunque non è un grosso problema", commenta su Twitter l'esperto di meccanica celeste Jonathan McDowell dello Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics.

Il piccolo satellite a fine vita della Nasa pesa meno di 300 chilogrammi ed è lanciato nel 2002 per studiare il Sole e ormai in disuso dal 2018. L’oggetto dovrebbe rientrare intorno alle 3:30 del 20 aprile (ora italiana), con un margine di incertezza di circa 16 ore. Alcuni frammenti potrebbero sopravvivere all'impatto con l'atmosfera, ma "il rischio di danni per chiunque sulla Terra è basso, approssimativamente pari a 1 su 2.467", spiegano gli esperti della Nasa che stanno monitorando la situazione insieme al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

"Questa caduta rappresenta un evento poco significativo, perché detriti di queste dimensioni cadono piuttosto frequentemente", spiega all'ANSA Luciano Anselmo, ricercatore presso l'Istituto di Scienza e Tecnologie dell'Informazione 'Alessandro Faedo' del Cnr (Isti-Cnr) ed esperto in dinamica spaziale.

Rhessi infatti non è tra i più grossi detriti spaziali in caduta sulla Terra: basti pensare che il razzo cinese Lunga Marcia 5B rientrato lo scorso novembre sull'oceano Pacifico pesava 25 tonnellate. "A differenza di quanto accaduto col razzo cinese, poi, stavolta sappiamo che il rientro del detrito è attentamente monitorato dalla Nasa, che per trasparenza fornisce costantemente informazioni aggiornate", aggiunge Anselmo.

Il satellite Rhessi è stato lanciato nell'orbita terrestre bassa a bordo di un razzo Pegasus XL nel febbraio 2002 per studiare i brillamenti solari e le espulsioni di massa coronale, eventi altamente energetici che possono avere effetti anche sulla Terra, interferendo ad esempio con le comunicazioni radio e le reti elettriche. Grazie al suo spettrometro, Rhessi è stato il primo a scattare immagini a raggi gamma e raggi X ad alta energia dei brillamenti solari. Durante la sua missione, “ha registrato più di 100.000 eventi di raggi X, consentendo agli scienziati di studiare le particelle energetiche nei brillamenti solari,” spiega la Nasa. Lo strumento "ha aiutato i ricercatori a determinare la frequenza, la posizione e il movimento delle particelle, e ciò li ha aiutati a capire dove le particelle venivano accelerate”.

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