Uccise disabile in hotel a Trescore
14 anni alla 36enne accusata di omicidio

Quattordici anni in abbreviato. Questa la condanna in udienza preliminare con rito abbreviato nei confronti di Rahma El Mazhouzi, la trentaseienne marocchina sotto processo con l’accusa di aver ucciso a coltellate il trentenne connazionale Hassan Mahsouri, affetto da distrofia muscolare e per questo costretto in carrozzina, in una stanza d’albergo a Trescore a Capodanno.

La donna, tra l’altro, su richiesta del difensore, viste le modalità dell’omicidio e poi gli interrogatori di Rahma El Mazhouzi, era stata sottoposta a perizia psichiatrica: l’esperto nominato dal gip Raffaella Mascarino, il dottor Massimo Biza, aveva concluso per la totale capacità di intendere e di volere al momento del fatto e anche tutt’oggi, escludendo in questo modo la possibilità di attenuanti per lei ma evidenziando una sorta di disagio sociale e culturale nella sua storia.

Mahsouri era stato trovato privo di vita in un letto di una camera dell’albergo Torre, a Trescore, a Capodanno: l’uomo, disabile, aveva preso la stanza insieme alla trentaseienne. Qualche ora dopo lei era scesa e, alla reception, aveva chiesto ai titolari di chiamare i carabinieri: uno di loro aveva raggiunto la camera per controllare cosa fosse successo e aveva così scoperto il corpo ormai già privo di vita dell’uomo. I carabinieri avevano scoperto che l’uomo era stato accoltellato e rivestito; nella borsetta dell’imputata avevano trovato un suo indumento intriso di sangue, altri abiti col sangue dell’uomo erano stati poi trovati nella camera. Lei, subito interrogata, aveva ammesso la propria responsabilità, spiegando di aver colpito il connazionale con un coltello da cucina per una trentina di volte a causa di un raptus d’ira: convintasi che l’uomo l’avrebbe sposata, si era sentita respingere e sbeffeggiare. Il racconto era stato fatto senza la presenza di un avvocato, diventando inutilizzabile ai fini processuali. Portata in carcere e interrogata nuovamente per la convalida si era limitata ad ammettere l’uccisione, senza entrare nel dettaglio delle motivazioni. Un successivo interrogatorio l’aveva vista rendere dichiarazioni, che avevano fatto sorgere perplessità sulla sua capacità di intendere e di volere.

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