«Mi avevano dato due ore di vita»
Accolto tra gli applausi a Gromo

«Ho visto di tutto. Non auguro a nessuno quello che si prova. Per me è stata una battaglia durissima»

«Ero completamente tagliato fuori dall’affetto dei miei familiari e dal mondo, combattuta con l’aiuto di medici e infermieri al quale va il mio grazie sincero». Questo il saluto commosso di Gianpaolo Pasini, 57 anni, infermiere all’ospedale «Locatelli» di Piario dove, curando i tanti malati di coronavirus, si è infettato.

«Non ricordo nulla o quasi del mio primo mese di ricovero - ricorda l’infermiere -. All’inizio del secondo mese mi sono “svegliato” in una sala d’ospedale e ho cominciato a prendere coscienza. Ricordo, seppur vagamente, che spesso la sera accanto a me erano ricoverati 5 o 6 malati di coronavirus e la mattina dopo eravamo soltanto in due, perché gli altri se li era portati via la malattia. Una guerra contro un nemico invisibile e subdolo. Ancora, ne sono convinto, non siamo usciti dalla pandemia, per cui invito tutti ad essere prudenti, ad indossare la mascherina e a mantenere le distanze».

«Ho combattuto con tutte le mie forze per sopravvivere, i medici mi hanno anche detto che poco prima di Pasqua mi avevano dato un paio d’ore di vita ma, grazie a Dio, per fortuna ce l’ho fatta. Un grazie di cuore ai miei concittadini, per questa calorosa accoglienza, che non mi aspettavo. È meraviglioso poter tornare a casa da mia moglie Rosanna, dalle mie figlie Giulia e Martina, dai miei parenti e dai miei cari nipoti, da tutti. La mia vita non sarà più la stessa».

A Gromo, dove vive, lo hanno atteso in tanti davanti alle sede della Croce Blu (che ha coordinato l’accoglienza) dove, accompagnato dalla moglie, Gianpaolo è giunto verso le 11 di ieri. Ad attenderlo la sindaca Sara Riva: «L’esito di questa dura lotta lo festeggiamo oggi con il tuo rientro a Gromo, tra le tue adorate montagne… Oggi, con questo ritorno, il nostro paese si riprende una bella persona come te, capace di donare generosamente, come testimonia la tua vita».

Gianpaolo è sempre stato impegnato nel sociale: fa parte del direttivo Avis, del Gruppo alpini, della compagnia teatrale «Arcobaleno», del gruppo «Semper alegher» e degli amici della montagna. Tutti gruppi i cui responsabili, unitamente alla Croce blu e a colleghi infermieri di Piario, lo hanno salutato affettuosamente al suo arrivo. Mentre il Comune gli ha donato una copia dello skyline di Gromo, i «Semper alegher» gli hanno fatto dono di una bici elettrica.

Raccontano le figlie:« Il 10 marzo papà, tornato dal lavoro in ospedale, ha avuto la febbre e nei giorni a seguire, la tosse. Il 17 marzo è stato ricoverato a Piario e, due giorni dopo, all’ospedale di Esine, in terapia intensiva. Verso il 15 maggio sembrava fosse migliorato, ma poi è nuovamente peggiorato, tanto che, nel corso della Settimana Santa i medici disperavano di poterlo salvare. A Pasqua è iniziato il suo graduale e lento miglioramento. Per noi si è trattato di un periodo che non dimenticheremo: non potevamo fargli visita, parlargli, confortarlo. Attendevamo ogni giorno le 17 per poter parlare con i medici che ci informavano del suo stato di salute. Una volta dimesso da Esine è stato ricoverato, per la riabilitazione, a Gazzaniga e oggi, finalmente, il suo ritorno tra noi. Per la nostra famiglia è stato un incubo terribile, che non auguriamo a nessuno. Un grazie doveroso a medici e infermieri che lo hanno curato senza risparmiarsi. Per lui sono stati una seconda famiglia. Ora papà, dopo la dovuta convalescenza si pensionerà». 

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