Morì nel ’45 nel campo di Dachau
Don Antonio Seghezzi è Venerabile

Il sacerdote di Premolo è tra i sette nuovi Venerabili Servi di Dio nei decreti autorizzati da Papa Francesco.

Papa Francesco, ricevendo in udienza il 21 dicembre il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato il Dicastero a promulgare i decreti relativi a un nuovo prossimo beato (il giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia nel 1990) e a 7 nuovi Venerabili Servi di Dio, con il riconoscimento delle loro virtù eroiche: tra loro il bergamasco don Antonio Seghezzi, originario di Premolo, morto nel 1945 nel campo di concentramento di Dachau. «Tra gli italiani e nuovi Venerabili Servi di Dio - come riporta Vatican News -, Antonio Seghezzi, sacerdote diocesano, un pastore capace di seguire i suoi figli, mettendosi al loro fianco anche in scelte difficili, coltivando un dialogo fatto di attenzione e cura, accompagnando spiritualmente i giovani con lettere e lunghe chiacchierate. Don Antonio Seghezzi era prima di tutto un sacerdote che amava il suo gregge, fatto di ragazzi appassionati dalla freschezza del Vangelo. ”La più bella azione cattolica che io farò…sarà donarmi tutto”, scriveva così don Antonio quando era assistente diocesano di Azione Cattolica, un incarico che gli affidò il vescovo di Bergamo Adriano Bernareggi».

Nato a Premolo il 26 agosto 1906, entra in seminario a undici anni e nel 1929 diventa sacerdote. Prima insegnante poi cappellano militare in Eritrea, nel 1935 entra in Azione Cattolica dove cresce il suo impegno spirituale e la sua generosità sacerdotale. Parla per lui la sua vita, fatta di radicalità evangelica. Una via che impatta con la violenza del nazifascismo, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 sceglie «la strada dei monti» per stare accanto ai tanti ragazzi che lì avevano riparato. «Non incitò alla resistenza attiva – spiegò don Mario Benigni, suo compagno di prigionia in Germania – ma ad una resistenza passiva». Intanto i nazifascisti minacciano rappresaglie contro il clero e Azione Cattolica per questo, su consiglio del suo vescovo, si consegna spontaneamente e si lascia arrestare il 4 novembre 1943. Subito malmenato e torturato, processato e condannato a cinque anni di lavoro coatto in Germania, poi scontati a tre, viene deportato e costretto ai lavori forzati in una fabbrica di munizioni a Löpsingen. Il 23 aprile del 1945, ormai malato, viene trasferito nel lager di Dachau. Le sue condizioni di salute peggiorano e il 21 maggio 1945, con il campo già liberato, e alla vigilia del suo rientro in Italia, don Antonio muore. I suoi resti vengono ritrovati solo nel 1952 e vengono poi traslati in Italia, dal 2006 riposano nella chiesa parrocchiale di Premolo.

«L’Azione Cattolica Italiana accoglie davvero con gioia e gratitudine la notizia che Rosario Livatino sarà dichiarato Beato e don Antonio Seghezzi Venerabile». Lo dichiara Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana. «Tutti gli aderenti dell’Azione Cattolica, in cui Livatino è cresciuto e si è formato alla fede e ai principi di responsabilità, coerenza e sacrificio che l’hanno portato a compiere il proprio dovere fino al martirio - spiega Truffelli -, hanno nel ’giudice ragazzino’ un saldo punto di riferimento, un esempio di cosa significhi mettere la propria fede a servizio del tempo in cui abitiamo, confidando nell’umanità. Il suo impegno per la giustizia e la sua dedizione al bene e alla verità rappresentano un modello straordinario e al tempo stesso molto concreto e ’ordinario’ per i laici di Ac, e in modo particolare per i giovani: come lui, ciascuno di noi può trovare nella quotidiana traduzione della fede in scelte concrete la strada per quella ’santità della porta accanto’ a cui siamo chiamati». «Siamo davvero felici che accanto al riconoscimento del martirio di Livatino siano state riconosciute anche le virtù eroiche di don Antonio Seghezzi, assistente dell’Ac bergamasca morto a Dachau per aver scelto di seguire i propri giovani in montagna, nei giorni bui dell’occupazione nazifascista - aggiunge il presidente di Ac -. Anche la vita di don Antonio, come quella di Rosario, racconta un modo di essere Chiesa dentro le pieghe della storia, a servizio dell’umanità, radicati nel Signore. Rosario e don Antonio: due figure in cui risplendono i tanti volti che concorrono a fare la grande storia della nostra associazione».

Gli altri Venerabili sono Vasco de Quiroga, spagnolo, vescovo di Michoacán; il sacerdote Antonio Vincenzo González Suárez, anche lui spagnolo; Bernardino Piccinelli dell’Ordine dei Servi di Maria, vescovo titolare di Gaudiaba ed Ausiliare di Ancona; il sacerdote don Bernardo Antonini; Rosa Staltari, religiosa professa della Congregazione delle Figlie di Maria Santissima Corredentrice; Ignazio Stuchlý, sacerdote professo della Società di San Francesco di Sales.

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