Era la mattina 28 settembre 2013 e fuori dalla palestra di Castelli Calepio Jimmy Ruggeri, fratello dell'ex patron dell'Atalanta Ivan, veniva freddato con cinque colpi di pistola, l'ultimo alla testa da due sicari che arrivarono per l'esecuzione e fuggirono in moto. Un'esecuzione dai metodi mafiosi sulla quale da quel giorno stanno indagando i carabinieri e la Procura. Jimmy era considerato uno scapolo d'oro e per stessa ammissione dei familiari più stretti si godeva la vita. Aveva avuto guai con la giustizia per una frode fiscale da oltre 300 milioni di euro e per questo nel 2009 finì in carcere e poi ai servizi sociali. Poi un altro processo, a Vicenza, per evasione fiscale. Ma non arrivò mai a testimoniare: fu ammazzato prima. Jimmy teneva un dettagliato memoriale, già in mano a chi indaga da cui emerge una forte preoccupazione. Circa tre anni fa la sorella Roberta parlò pubblicamente di nomi e fatti contenuti nel memoriale, e poco dopo ricevette una telefonata inquietante. «Maledetta» fu detto da chi chiamò l'11 aprile 2016. Il 5 gennaio gli organi inquirenti andarono in quel call center a verificare chi avesse fatto la tefonata. Troppo tardi, i tabulati non c'erano più. E la settimana scorsa la querela è stata definitivamente archiviata. Roberta ora vuole la verità, vuole sapere chi e perchè ha ammazzato il fratello Jimmy. Sul caso sta indagando il pm Carmen Pugliese.
Era la mattina 28 settembre 2013 e fuori dalla palestra di Castelli Calepio Jimmy Ruggeri, fratello dell'ex patron dell'Atalanta Ivan, veniva freddato con cinque colpi di pistola, l'ultimo alla testa da due sicari che arrivarono per l'esecuzione e fuggirono in moto. Un'esecuzione dai metodi mafiosi sulla quale da quel giorno stanno indagando i carabinieri e la Procura. Jimmy era considerato uno scapolo d'oro e per stessa ammissione dei familiari più stretti si godeva la vita. Aveva avuto guai con la giustizia per una frode fiscale da oltre 300 milioni di euro e per questo nel 2009 finì in carcere e poi ai servizi sociali. Poi un altro processo, a Vicenza, per evasione fiscale. Ma non arrivò mai a testimoniare: fu ammazzato prima. Jimmy teneva un dettagliato memoriale, già in mano a chi indaga da cui emerge una forte preoccupazione. Circa tre anni fa la sorella Roberta parlò pubblicamente di nomi e fatti contenuti nel memoriale, e poco dopo ricevette una telefonata inquietante. «Maledetta» fu detto da chi chiamò l'11 aprile 2016. Il 5 gennaio gli organi inquirenti andarono in quel call center a verificare chi avesse fatto la tefonata. Troppo tardi, i tabulati non c'erano più. E la settimana scorsa la querela è stata definitivamente archiviata. Roberta ora vuole la verità, vuole sapere chi e perchè ha ammazzato il fratello Jimmy. Sul caso sta indagando il pm Carmen Pugliese.