Ritratto di De Zerbi, il bresciano del Sassuolo che sogna lo sgambetto

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Nell’antica Atene tra il IV° ed il V° secolo avanti cristo viveva Antistene, un filosofo allievo di Gorgia e discepolo di Socrate. A lui dobbiamo una frase celebre, che suona come un ammonimento e calza perfettamente alla sfida cruciale che attende l’Atalanta domenica sera: «Bisogna badare ai nemici, perché sono i primi a notare i nostri errori».

Ebbene, sulla panchina dei neroverdi del Sassuolo siede un bresciano d.o.c., nato nel giugno del 1979 e che abitava a pochi metri dallo stadio «Rigamonti» e che si vocifera, abbia su un braccio un tatuaggio che ritrae il simbolo dell’Atalanta sbarrato. Roberto De Zerbi, tecnico del Sassuolo, sarebbe sicuramente contento di poter sgambettare la rivale di sempre negli ultimi 90 minuti che la dividono da un traguardo storico.

A parte questa spiritosa introduzione, è doveroso ricordare che Roberto è un tecnico serio e preparato con una precisa filosofia di gioco. Emergente e quindi esigente, come dimostrato nella gara dello scorso weekend, dove una Roma in piena corsa Champions si è dovuta accontentare di un pareggio imposto a forza dai neroverdi.

De Zerbi ha avuto una carriera da calciatore non particolarmente brillante. Centrocampista trequartista ha collezionato solo 3 presenze in serie A con la maglia del Napoli, e speso la maggior parte della sua carriera tra B e C, con una parentesi al Cluj in Romania dove è riuscito però a marcare 5 presenze in Champions League.

Per quanto abbia il Brescia nel cuore, è cresciuto nel settore giovanile del Milan, ed ha vestito la maglia della leonessa per soli 6 mesi (arrivato in prestito dal Napoli ) nella stagione 2007/8, contribuendo con 19 presenze e segnando 1 rete al raggiungimento dei play off ( poi persi). Da allenatore ha collezionato 77 panchine tra Lega Pro e Serie D (Darfo Boario e Foggia), mentre è approdato in A nel settembre del 2016 sulla panchina del Palermo in sostituzione dell’esonerato Ballardini.

In quello scorcio di stagione (sarà esonerato il 30 novembre dello stesso anno, dopo aver stabilito un record negativo per la squadra rosanero in Serie A di 7 sconfitte consecutive). L’unica vittoria legata al suo primo anno di Serie A l’ottiene il 21 settembre a Bergamo per 1-0 nei confronti dell’Atalanta, che aveva provocato il «quasi esonero» di Gasperini. Nella massima serie conta 78 presenze in panchina (16 vittorie, 21 pareggi, 41 sconfitte).

Le sue idee di gioco

De Zerbi è descritto come un allenatore la cui idea di gioco è prettamente offensiva, basata sul possesso palla prolungato e non legata a sistemi di gioco fissi. Nella sua idea di calcio, a fare la differenza sono i giocatori offensivi di qualità, elementi che si trovano a loro agio nell’1 contro 1 e che devono essere serviti nelle zone di campo più congeniali a far emergere le loro qualità.

La sua idea di gioco presuppone la flessibilità (e conseguente elasticità mentale) dei giocatori nell’occupazione degli spazi e nella ricerca della superiorità numerica in zona palla. Nello stendere la propria rete di passaggi quindi, il gioco corto palla a terra ricopre un aspetto primario.

Le sue squadre amano esercitare il possesso palla e per non allungarsi sul campo devono metabolizzare il concetto di «riconquista veloce» (per risparmiare alla squadra lunghe corse all’indietro di 60 / 70 metri), quindi De Zerbi schiera squadre molto «corte» e chiede ai suoi attaccanti 5 o 6 secondi di riattacco della sfera una volta persa per cercare di riconquistarla subito.

«Le conoscenze progrediscono»

De Zerbi è un allenatore camaleontico e moderno, in grado di modellare le sue squadre in base all’avversario di turno. In una recente intervista ha detto: «Il calcio è facile e resterà sempre 11 contro 11, con 2 porte ed un pallone, ma le conoscenze progrediscono. Si deve avere un’apertura verso il nuovo, mantenendo un equilibrio tra il rimanere ancorato al proprio credo e modificarlo». Questa sua apertura mentale verso il nuovo, lo porta ad utilizzare l’analisi video come strumento per lo studio degli avversari e soprattutto per studiare il movimento ed i gesti tecnici e tattici dei propri giocatori. Lo studio dell’avversario non cambia comunque la sua idea di gioco, al massimo ne condiziona le scelte riguardo alcune situazioni di gara che riguardano l’occupazione degli spazi e lo sviluppo delle linee di passaggio. Il lavoro tattico settimanale delle sue squadre riguarda proprio questi aspetti.

Il suo punto di vista strategico è ben riassunto da quest’altra sua dichiarazione: «L’avversario è basilare, tu decidi l’idea, ma quello che sarà non lo decidi tu da solo … però la palla la vuoi sempre, non la butti mai, se la indirizzi sopra è per scavalcare l’avversario. Il DNA resta lo stesso».

I tifosi dell’Atalanta sono avvisati, Roberto De Zerbi non regalerà nulla domenica. Serviranno quindi massima concentrazione ed intensità per battere il Sassuolo nell’ultima fatica di campionato. Soprattutto bisognerà evitare cali di tensione che nella gara d’andata tra il 51° ed il 57° minuto erano costati la doppietta di Duncan che aveva rimesso in partita il Sassuolo ( 2 a 3 parziale a favore dei nerazzurri ). Era servito il miglior Ilicic di stagione, che nei 31 minuti di utilizzo aveva messo a segno una tripletta per schiantare 2 a 6 i neroverdi. Chiaramente sotto le mura si fanno i debiti scongiuri e si spera che per una volta, il bravo tecnico bresciano non abbia imparato nulla dalla scoppola subita il 29 dicembre scorso.