Sportiello chiede scusa: «Ho sbagliato due volte, con Gasp tutto chiarito»

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di Paolo Vavassori

Marco Sportiello e Atalanta atto secondo. Il presente è un “nuovo inizio”, da bagnare con il sudore degli allenamenti e l’atteggiamento che serve per conquistare di nuovo Bergamo e la sua gente, prima ancora di sognare un posto da titolare o un ruolo da protagonista. Il portierone ricomincia con umiltà, dalle retrovie di un rapporto da ricucire e con la volontà di rimarginare una ferita ancora aperta e dolente. Prima di fissare negli occhi il futuro, Sportiello fa un tuffo doveroso nel passato, a quel 2016/2017 di burrasche e incomprensioni, prima dell’addio inevitabile e rancoroso e del viaggio verso Firenze. E non si nasconde dietro al muro delle attenuanti e delle circostanze. Ci mette la faccia. Non usa la diplomazia, si affida piuttosto alla sincerità diretta di chi ha capito e ammette con trasparenza e voce salda, senza giri di parole: «Lo dico apertamente: sbagliai a forzare la mano per andare via da Bergamo e sbagliai ancora di più successivamente, quando dichiarai di essere stato meglio in un anno e mezzo a Firenze che nei quattro a Bergamo. Furono parole di rabbia, ma non era quello che pensavo nel cuore. Ho fatto degli errori. Chiedo scusa a tutto l’ambiente. Ho voglia di ripartire, lavorando sodo e facendo parlare il campo. Devo dare tutto per l’Atalanta: questo è l’unico obiettivo in questo momento».

Allo stadio, nei ritorni da ex, è sempre stata bufera con i tifosi...

«L’accoglienza negativa ci sta. E’ colpa mia. Lo ripeto: me ne sono andato in malo modo e poi ho rilasciato dichiarazioni sbagliate. Con la maturità di oggi non commetterei più tali sbagli. Però ribadisco anche un altro concetto: le scuse da sole non bastano, devo ripagare la fiducia dell’Atalanta e riconquistare quella della gente con le prestazioni e le parate. Chiaramente, nell’eventualità di essere chiamato in causa. Se ci sarà bisogno di me, devo farmi trovare non pronto, ma prontissimo».

La prima reazione quando ha saputo che sarebbe rientrato a Bergamo, senza altri prestiti in giro?

«Sono sincero: non me l’aspettavo. E’ stato un attimo intenso, un mix di emozione e preoccupazione. Emozionato ovviamente per l’opportunità. Preoccupato per gli strascichi che l’addio aveva lasciato. Però sono davvero molto contento di poter vestire nuovamente questa maglia. Mi sento come quando dalle giovanili mi affacciai in prima squadra le prime volte: la sensazione, a livello emotivo, è quasi la stessa. Ho sempre avuto l’impressione che ci fosse qualcosa di incompiuto fra me e l’Atalanta. Devo sfruttare questa seconda chance per non avere rimpianti».

Ritrova Gasp e un’Atalanta da Champions?

«Nessun problema con il mister. Anche ai tempi ci fu una discussione sana fra noi e nulla di più. Lui aveva ragione. Ci siamo anche sentiti in questi anni e salutati sempre negli incroci in campo. La sua Atalanta ha fatto cose straordinarie. E’ stato un piacere vederla vincere giocando un gran calcio. Si è conquistata la Champions e l’anno scorso meritava anche qualcosa in più: alludo chiaramente alla Coppa Italia...».

 

I primi giorni di ritiro come sono andati?

«Penso solo ed esclusivamente ad impegnarmi e a trovare la forma migliore il più in fretta possibile. Qui il livello è molto alto. Mi sento come uno che parte dietro e deve lavorare più degli altri per recuperare e rimettersi alla pari. Davvero non sto immaginando per niente quante gare potrò giocare e in quale competizione. Sono concentrato soltanto sul lavoro quotidiano».

A 27 anni, nel pieno della maturità, un portiere può ancora fare progressi?

«Anche a 35 anni si può migliorare, secondo me. Basta crederci e volerlo intensamente. E io ci sto provando perché voglio dare una mano alla mia squadra, ai miei compagni, all’Atalanta. Sono stati due anni, tra Firenze e Frosinone, che comunque sono serviti per diventare più maturo e ringrazio i due club per l’opportunità che mi hanno dato di giocare così tante partite in serie A. Vengo da una buona stagione, in cui ho avuto una certa continuità di rendimento».

Sulla carta davanti a Sportiello c’è Gollini che si è guadagnato la porta titolare con un rush finale di stagione entusiasmante.

«Ci stiamo conoscendo meglio in questi giorni. Tutti mi hanno parlato benissimo di lui. Gollini e Berisha, in questi anni, sono stati all’altezza di una squadra di vertice e importante come l’Atalanta. Ribadisco di nuovo il principio di fondo: se servirà il mio contributo, devo farmi trovare pronto. Ma sono io che devo alzare il livello delle mie prestazioni in un gruppo di questa qualità».

Sarà una stagione esaltante e impegnativa per l’Atalanta, tra campionato e prima Champions della storia...

«L’Atalanta, in questi anni, ha dimostrato di avere lo spessore di una big, in tutti i sensi. Non ha mai risentito del doppio impegno e non ha mai trascurato una competizione. La società ha confermato quasi tutti, con l’aggiunta di un giocatore che può essere devastante come Muriel. E poi io qui vedo gente con la mentalità vincente: non c’è traccia di preoccupazioni da debuttanti di Champions League. Anzi, l’esatto opposto: vedo giocatori forti, consapevoli e determinati».