Atalanta, l’amarezza di non averla potuta giocare davvero. Con questo orgoglio il ritorno è aperto. Ilicic, reagire subito

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Non era difficile immaginare una sconfitta. Era quasi impossibile immaginarla così beffarda, così amara. Perché si può perdere, ma dopo aver giocato a calcio, in 11 contro 11. Se invece ti tolgono un giocatore per un palese errore arbitrale, se invece giochi di fatto tutta la partita con un arbitro che decide tutto dall’altra parte, allora l’amarezza sovrasta tutto a prescindere, allora dal sogno si passa all’incubo. Torna alla mente, quasi 33 anni dopo, Atalanta-Malines. Un altro sogno spezzato da un arbitro che ne combinò di tutti i colori. Serata amara, amarissima, molto al di là del risultato. Sarebbe stato bello perderla ad armi pari. Invece no: ad armi impari la si era quasi pareggiata, e ora di fronte c’è una partita di ritorno che diventa una scalata a mani nude su parete liscia. L’Atalanta ne ha già fatte, ma è evidente che nel ritorno servirà un’impresa ai limiti del possibile. Altri punti? Ce ne sono.

1. L’espulsione era da giallo

Il caso della partita è l’espulsione di Freuler, inutile girarci attorno. Espulsione che non era espulsione. Perché da regolamento il fallo deve negare una chiara ed evidente occasione da gol. Mendy andava verso la porta, ma non con una traiettoria pulita. Anzi, andava verso l’esterno. Toloi era poco dietro Freuler, Romero in corsa verso il centro dell’area. Il fallo c’è ma non nega una chiara ed evidente occasione da gol. Il giallo era inevitabile, il rosso è una decisione che a questi livelli europei fa spavento. Come il resto della direzione. Questa sì, «pesantissima». Per le mancate ammonizioni dei giocatori del Real, per una conduzione di gara senza equilibrio. Abbiamo sempre detto che in Europa si vedevano arbitri sereni e distaccati. Questo, decisamente no.

2. In 11 contro 11

Quanto sarà aperta la sfida del ritorno? Poco, inevitabilmente. Ma uno spiraglio ci sarà, perché in 11 contro 11 l’Atalanta stava reggendo il colpo, nonostante comunque il Real tenesse il campo con un possesso insistito e l’Atalanta faticasse nella sua pressione. Il confronto comunque reggeva. Certo, nel ritorno il Real recupererà qualcuno dei suoi tantissimi assenti, e all’Atalanta mancherà Freuler, il cervello della squadra. Vedremo. Non è chiusa, l’Atalanta ha un piede nella porta. Ma certo, le quote dei bookmakers saranno parecchio diverse. Per il resto l’Atalanta l’ha giocata con un orgoglio mostruoso, senza mollare un centimetro, con uno spirito di sacrificio quasi commovente.

3. Ilicic, basta la parola

Infine, Ilicic. E’ entrato in campo al 10’ st al posto di Muriel. E’ uscito al 40’ st per lasciar posto a Malinovskyi. In mezzo, mezz’ora di sostanziale nulla. Spesso fuori posto, senza tenere una palla, senza favorire una ripartenza, senza pressione. E poi quell’episodio: un lancio sbagliato da Pessina, la lamentela, le grida di Gasperini. La sostituzione. Tutto questo fa seguito alle parole di Gasperini di domenica scorsa, sullo stato di forma di Ilicic. Vedremo. Non è il caso che si apra un nuovo «caso», e non è certo il momento di aprirlo. Non è certo il caso che l’Atalanta perda un campione come Ilicic, che però deve «esserci» sempre, non a corrente alternata. Speriamo che questo episodio scateni in lui una reazione d’orgoglio, e non sia il colpo di grazia. Altrimenti, chiamate Houston: abbiamo un problema.