Atalanta, un altro sogno è a un passo. La semifinale lascia un insegnamento: se la spina si stacca, si riesce a riaccenderla

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Adesso forse – e anche senza forse - possiamo perdonare all’Atalanta la rimonta subita sabato scorso contro il Torino. Anche se lo spettro di una seconda beffa è apparso anche contro il Napoli, e su queste spine che si staccano forse sarà bene ragionare. Ma contava portarla a casa, e l’Atalanta ha portato a casa la sua quinta finale di Coppa Italia della storia. La seconda dell’era Gasperini, la prima contro la Juventus. Il 19 maggio sarà una notte memorabile, un’altra, anche se è facile prevedere che stavolta non ci saranno epocali trasferte da raccontare. Chissà se qualcosa cambierà nella gestione del pubblico dentro gli stadi: lo scopriremo solo vivendo. Ma di sicuro l’Atalanta sarà in campo, se a Roma o a Milano sarà materia per le decisioni dei palazzi del calcio. E lo sarà contro la Juventus, in una partita che incredibilmente metterà di fronte l’Atalanta di Gasperini all’unica squadra che in campionato non ha ancora battuto in questa «epoca» nerazzurra. Ma in Coppa Italia, invece, sì.

Ci sarà tempo per ragionare di questa finalissima. Ora conta dire che chiaramente l’impatto della squadra sulla partita ha confermato che nel calo contro il Torino il “pensiero” di questa partita ha pesato, eccome. E ci sta: i giocatori sono uomini, e questa Coppa Italia chiaramente è stata messa in cima – o quasi – agli obiettivi stagionali. Complice la formula, che favorisce le squadre più forti. Complice il tabellone, che sulla carta metteva davanti all’Atalanta un sentiero non proprio in salita sul cammino verso la finale. La missione è compiuta, a prescindere da come finirà il 19 contro la Juve. Manca tantissimo, di certo l’Atalanta potrà dire la sua perché la può dire contro chiunque, come certificano i risultati di questa stagione.

Il fantasma della rimonta è tornato, dicevamo. Ma con una differenza, che deve servire alla crescita della squadra: stavolta l’Atalanta ha saputo riattaccare la spina. Ha rischiato tantissimo di subire il 2-2 che avrebbe tagliato le gambe, e proprio lì ha saputo rimettersi in carreggiata, rimettere il Napoli al suo posto e trovare il gol che ha di fatto chiuso il discorso qualificazione. Il passo avanti, al di là della portata storica del risultato, è questo: quando la spina si stacca, l’Atalanta riesce a riattaccarla.

Ora, prima che il pensiero vada inevitabilmente al Real Madrid, c’è da affrontare nuovamente il Cagliari, già eliminato dalla Coppa Italia. Incredibili, questi intrecci tra tabellone e calendario. Cagliari, Lazio, Napoli: sembrano sliding doors. Tutto è partito dal Cagliari, e prima del Real su questo campo tornerà il Napoli. Ora c’è da provare a far pace con la classifica, perché nonostante i tanti punti sprecati il campionato resta un obiettivo praticabile, sempre ricordando che nessuno pretende, per forza, la qualificazione in Champions. Cagliari sarà complicata per le gambe e per la testa. Ma come l’Atalanta è già ripartita alla grande in campionato dopo la qualificazione Champions, così forse potrà fare adesso, dopo la qualificazione alla finale di Coppa Italia. Il triplete è tutto aperto, la maratona è lunga. E quando si inciampa e si cade, in genere si riprende a correre più forte di prima.