Evviva l’Atalanta: se esulta il Milan, noi di più. Riflessioni sulla stagione e occhi sul futuro (e un grazie grande così)

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Non dev’esserci tristezza. Sarebbe semplicemente folle. L’Atalanta chiude la sua stagione con due sconfitte, la finale di Coppa Italia e l’ultima partita con il Milan. Mentre scriviamo i giocatori del Milan si abbracciano ubriachi di gioia, per aver conquistato quel che l’Atalanta s’era presa in anticipo. Non si può dire, per quel che ha fatto nella stagione, che la qualificazione del Milan non sia meritata sul campo. Così come non si può dire che lo sia quella della Juventus: l’ha letteralmente buttata via il Napoli, che ai nastri di partenza della volatona Champions aveva, a detta di tutti, il calendario più favorevole. E si è giocato la Champions contro Cagliari e Verona, che sulla carta erano sei punti certi. Questo faccia riflettere chi ora storce il naso: l’Atalanta le partite che doveva vincere le ha vinte, e ha avuto il merito di arrivare a questa partita potendola perdere, cadendo comunque con i piedi in Champions League. Per questo ci devono essere due squadre che esultano, non una sola. Certo, sognavamo il secondo posto e la Coppa Italia, ma possiamo dirlo senza scandalizzare nessuno: va bene, benissimo così. Chi aveva alzato l’asticella al secondo posto - Gasperini - l’aveva certamente fatto sapendo che puntare al secondo era il miglior modo per non rilassarsi mai, per arrivare terzi, o quarti, che alla fine è quel che conta di più, al netto delle considerazioni del cassiere di Zingonia, che vede volar via qualche milione che magari sognava di incassare. A mente calda, qualche altra considerazione ci sta.

1. Bilancio in breve

Il bilancio della stagione si fa a bocce fermissime, e noi siamo allergici da sempre alle pagelle. Ma è ovvio, con il terzo terzo posto consecutivo, che tutti non possano che essere promossi a pienissimi voti. L’Atalanta ha fatto di nuovo una stagione eccezionale: terzo posto, finale di Coppa Italia, quegli ottavi di Champions indigeribili con il Real. E prima, quelle imprese che resteranno nella storia: la piccola Atalanta che vince sul campo di Anfield prima e di Amsterdam poi, facendo marameo all’Ajax e spedendolo in Europa League. Abbiamo visto e vissuto partite memorabili, emozioni pazzesche, grappoli di gol, giocatori in grande crescita. In mezzo, certo, il terremoto Papu ma anche la capacità di rialzarsi e scoprire forze nuove; le difficoltà di Ilicic e, in questo caso, una difficoltà che si è trascinata fino a fine stagione. I problemi coi portieri e qualche alternanza insistita che non è servita ad alzare il livello al punto giusto. E poi la scoppola con il Liverpool e la scelta di tirare un po’ il freno tattico; l’esperimento della difesa a 4 che certamente rivedremo nel futuro. Messo tutto sulla bilancia, fate voi l’esito.

2. I complottoni

Tutto secondo i professionisti del complotto doveva giocarsi per mandare in Champions la Juventus con infiniti favori arbitrali e lasciar fuori il Milan. E’ successo semmai l’opposto, anche se a nostro avviso i rigori per il Milan non sono troppo discutibili. Eppure i professionisti del complotto riescono a vedere un’Atalanta che ha giocato male, «in infradito», in attesa di prendere l’aereo per le vacanze. Beh: commenti e teorie vergognose. L’Atalanta ha giocato il primo tempo governando la partita, ma mancando d’intensità. Ma governando la partita. E nel secondo, contrariamente alla Coppa Italia, ha tenuto sul piano fisico dando tutto quel che poteva. Le occasioni le ha avute, e sarebbe bastato un pareggio per ribaltare le qualificazioni Champions. L’Atalanta le ha cercate, ha perso ma ha giocato. Chi, dopo una stagione del genere, ha il coraggio di vedere del torbido nella prestazione dell’Atalanta dovrebbe semplicemente nascondersi, sparire dai social, e farsi vedere da uno bravo, ma bravo tanto.

3. Le prospettive

Cosa capiterà adesso? A naso, avremo un’estate vivace. L’Atalanta può crescere ancora, certo. Perché ha disponibilità economica, dati i bilanci. E perché le altre rischiano di restare ferme o fare passi indietro. L’Inter ha appena avuto un’iniezione di liquidità che le costerà più soldi di quelli che ha avuto: è un prestito, con tasso di interesse da corrispondere. Il Milan non ha grandi capacità di investimento, dati i suoi conti. La Juventus voleva la SuperLega pur di ripianare i suoi conti, o quantomeno limitare i debiti. E non si sa ancora dal punto di vista tecnico se insisterà su Pirlo o ribalterà tutto. Il Napoli cambierà allenatore e dovrà ripartire. La Roma idem, la Lazio ha parecchio gap da colmare. Insomma: le prospettive per confermarsi ma anche fare un passo in più ci sono tutte.

4. Il nostro grazie

Un anno fa eravamo alle porte della ripresa dopo la chiusura delle competizioni per il Covid. Dal 1° giugno al 12 agosto, si giocò di fatto senza sosta. E quasi senza sosta furono riprese le competizioni, con una serie ininterrotta di partite, fino a stasera. Il grazie va all’Atalanta per quello che ha regalato a una terra ferita, stordita, martoriata dal Covid. No, non stiamo dicendo che le vittorie curino la ferita del Covid, come una certa retorica vuol raccontare. La ferita del Covid è così profonda che mai una partita di calcio potrà cancellare quel che abbiamo passato. Ma l’Atalanta ha regalato di nuovo condivisione di gioia ai bergamaschi. Li ha uniti, laddove tutto li teneva distanti. Anche per questo questi ragazzi, con il loro attaccamento e la loro professionalità, meritano un grazie enorme, con il cuore. Domattina si riparte, comincia un’altra storia. Loro di certo ne hanno scritte pagine meravigliose.